Delitto Betti, è guerra di perizie
Scontro tra accusa e difesa

«Capace di intendere e volere» per il perito del giudice, «parzialmente incapace» per la difesa. Queste le risultanze delle perizie su Luigi Marenzi che agli inizi di ottobre dello scorso anno uccise con 9 coltellate la moglie Silvia Betti.

«Capace di intendere e volere» per il perito nominato dal giudice, «parzialmente incapace» per la difesa. Queste le risultanze delle perizie su Luigi Marenzi che agli inizi di ottobre dello scorso anno uccise con nove coltellate, di cui tre mortali, la moglie Silvia Betti.

A far esplodere la sua violenza sarebbe stato uno scatto di rabbia durante l'ennesimo litigio con la moglie che non solo voleva la separazione ma, a suo dire, in più occasioni lo aveva anche fatto sentire un fallito perché era disoccupato da due anni.

Questa almeno, secondo le ricostruzioni, la versione fornita al giudice dal cinquantunenne di Treviglio. L'uomo, al momento del suo arresto aveva preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, in seguito aveva voluto rispondere alle domande del gip Patrizia Ingrascì.  Il processo è stato ora fissato per il 28 ottobre.

Marenzi è assistito dal legale di fiducia Fulvio Vitali. I familiari sono assistiti dall'avvocato bergamasco Federico Pedersoli. La coppia abitava a Treviglio in piazza della Repubblica. L'uomo, che in passato aveva lavorato anche alla Same, da due anni infatti non aveva un lavoro. La moglie, a suo dire, lo avrebbe in più di un'occasione rimproverato con frasi offensive per questa condizione, per la quale lui non riteneva di avere colpe. Anche la mattina durante la lite che ha preceduto il delitto il problema del lavoro sarebbe riaffiorato insieme ad altre questioni che tormentavano la coppia.

Tra queste, stando sempre alla versione di Luigi Marenzi, ci sarebbe stata anche la volontà della moglie di chiedere la separazione, una decisione che lui non accettava e che era ancora più pesante da sopportare per il fatto che Silvia Betti secondo lui frequentava un altro uomo da qualche mese.

Dopo l'omicidio, l'uomo era stato arrestato dai carabinieri di Treviglio, avvertiti da Milano dall'anziana madre della vittima: Silvia Betti, infatti, durante la lite aveva telefonato alla mamma Wilma Ricci per chiedere aiuto e la donna, dopo aver avvertito il 112, si era precipitata in taxi a Treviglio. Al suo arrivo aveva scoperto che purtroppo la figlia era morta.

A Treviglio, «Sportello donna» aveva organizzato una fiaccolata in ricordo di Silvia Betti e per dire basta alla violenza sulle donne.


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