Fikri: «Uccisa davanti al cancello?
Non so, non ricordo quella frase»

Quella frase, «l'hanno uccisa davanti al cancello», non ricorda di averla detta o, quantomeno, non ricorda in quale contesto l'avrebbe pronunciata. Lo ha detto Mohammed Fikri intervistato da Quarto Grado, in onda ieri su Rete 4.

Quella frase, «l'hanno uccisa davanti al cancello», non ricorda di averla detta o, quantomeno, non ricorda in quale contesto l'avrebbe pronunciata. Lo ha detto Mohammed Fikri, il ventitreenne marocchino di Montebelluna (Treviso), intervistato nel corso della trasmissione televisiva Quarto Grado, andata in onda ieri sera su Rete 4.

Il giovane operaio nordafricano, l'unico ad essere finito nel registro degli indagati per il sequestro e la morte di Yara Gambirasio, è tornato ad attirare l'attenzione dei media in questi giorni, dopo che il pm Letizia Ruggeri ha chiesto l'archiviazione della sua posizione, al momento non accolta dal gip Vincenza Maccora, che ha chiesto ulteriore documentazione.

«Se c'è il custode davanti al cancello, magari ha visto qualcosa lui»: forse era questo che Mohammed intendeva dire alla fidanzata, come sembrava voler ribadire ieri nel corso dell'intervista rilasciata all'inviata di Quarto Grado, Ilaria Mura.

«Quella sera ero là con il mio datore di lavoro – ha aggiunto Fikri – siamo stati insieme io e lui tutta la sera. Non so niente, non ho visto niente. Con me sbagliano persona, non sanno fare il loro lavoro (gli inquirenti, ndr). Queste cose mi fanno ridere». Fikri ha parlato anche del furgone bianco, ammettendo che lui e il suo datore di lavoro, Roberto Benozzo, giravano proprio con un furgone bianco e di averne imbarcato uno per il Marocco (Fikri non lo disse in sede di interrogatorio: fu scoperto dai carabinieri nei mesi successivi al fermo e al rilascio). «Ma di furgoni bianchi ce ne stanno tanti», ha ribadito ieri il marocchino. «Mi hanno preso il Dna, ci sono tutte le prove che dimostrano che io non c'entro niente».

Quanto al fatto che lui e il suo datore di lavoro – come risulta ai carabinieri – avrebbero lavorato per un certo periodo anche in una ditta nei pressi del campo di Chignolo d'Isola dove Yara è stata ritrovata (circostanza peraltro negata dal suo datore di lavoro Roberto Benozzo), Fikri ha spiegato: «Non so neanche esattamente dove l'abbiano ritrovata. A Mapello ho lavorato un solo giorno, ogni giorno lavoriamo in un posto diverso».

Il pm Letizia Ruggeri ha ribadito che su Fikri «non è emerso più alcun elemento, né pro, né contro».

l magistrato ha spiegato che la caccia all'uomo che ha lasciato il suo Dna sugli slip di Yara prosegue e che i profili raccolti finora sono 4 mila da parte dei carabinieri e altrettanti per la polizia. Non tutti però sono ancora stati confrontati. Anzi, secondo fonti investigative il lavoro starebbe procedendo lentamente: «Sono indagini costose – ha detto Ruggeri – in termini di materiali e di personale. Stiamo lavorando, il Dna dell'assassino teoricamente potrebbe essere fra quelli ancora da analizzare».

Sempre nel corso di Quarto Grado è tornato alla ribalta il cantiere di Mapello. Secondo la trasmissione tv, alcuni operai che in passato hanno lavorato al cantiere di Mapello – specialmente quelli provenienti dall'Est Europa – non sarebbero stati sentiti dagli inquirenti perché ormai tornati in patria, né sarebbero stati sottoposti al prelievo del Dna.

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