L'Asl: in strada pochi controlli
In troppi rischiano al volante

Rispetto alla media dell'Europa nel nostro Paese si fanno il 20% in meno di controlli per prevenire gli incidenti stradali. È partendo da questo dato che Andrea Noventa, responsabile Asl dell'area prevenzione del Sert 1 di Bergamo, esprime le sue riflessioni.

Rispetto alla media dell'Europa nel nostro Paese si fanno il 20% in meno di controlli per prevenire gli incidenti stradali. È partendo da questo dato che Andrea Noventa, responsabile Asl dell'area prevenzione del Sert 1 di Bergamo, esprime le sue riflessioni rispetto alla lettera denuncia inviata dal fratello di un cocainomane a «L'Eco di Bergamo».

L'appello dei parenti è scaturito dopo l'ennesimo incidente stradale causato dal loro congiunto che si era messo al volante sotto l'effetto di droghe: era finito contro un muro senza coinvolgere altri veicoli e perciò non erano intervenuti i carabinieri o la polizia stradale. I parenti hanno chiesto esplicitamente un intervento delle autorità locali e dei politici per riuscire a fargli sospendere la patente, ma la cosa non è possibile d'ufficio se non viene contestato un reato.

«Oggi in Italia sulle strade vengono eseguiti circa due milioni di accertamenti; in Francia, solo per fare un esempio, 10 milioni. I controlli hanno anche un effetto preventivo: se chi si mette al volante sa di avere delle alte probabilità di essere fermato, soprattutto in certe fasce orarie, starà molto più attento».

«A livello europeo – spiega Noventa – era stato dato in questo senso un obiettivo: arrivare a controllare almeno il 40% dei mezzi sulle strade. In Italia siamo lontanissimi da questi numeri, basta analizzare il solo divario tra noi e i francesi. Il controllo porta inevitabilmente a una riduzione degli incidenti stradali, ma da noi avviene marginalmente rispetto agli altri paesi dell'Unione europea, anche per la scarsità di forze dell'ordine da impiegare in questi servizi».

Il responsabile Asl evidenzia però anche un altro aspetto, legato a persone che non hanno i requisiti psicofisici per guidare un mezzo. «Mi riferisco, ad esempio, a persone anziane che hanno ancora una patente in tasca e si mettono alla guida di un mezzo, pur non avendone più i requisiti per farlo. Quanto ha evidenziato il lettore con la sua lettera non riguarda solo un gruppo di persone, ma è più ampio e complesso».

Leggi di più su L'Eco di martedì 4 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA