Due anni di lavori socialmente utili
Condannato l'ultrà che spacciava droga

V. P. - il 42enne di Bergamo accusato di rifornire di cocaina alcuni ultrà dell'Atalanta in occasioni di alcuni «avvenimenti speciali» - è stato condannato a due anni di carcere, pena convertita in lavori socialmente utili. Per lui l'accusa aveva chiesto 18 mesi di carcere.

V. P. - il 42enne di Bergamo accusato di rifornire di cocaina alcuni ultrà dell'Atalanta in occasioni di alcuni «avvenimenti speciali», come feste, cene, eventi particolari - è stato condannato a due anni di carcere, pena convertita in lavori socialmente utili. Per lui l'accusa aveva chiesto 18 mesi di carcere, mentre la difesa aveva sostenuto che le 30 dosi di droga trovata nella sua auto dalla Polizia erano solo per uso personale.

Tutto era nato, nel dicembre scorso, da una segnalazione mandata dagli agenti della Digos ai colleghi delle Volanti, secondo la quale il 42enne ultrà nerazzurro, sottoposto a Daspo, avrebbe appunto rifornito di cocaina alcuni suoi amici tifosi in diverse occasioni speciali, e una di queste, in particolare, la tradizionale cena del periodo natalizio.

Gli uomini delle Volanti lo avevano quindi tenuto sotto controllo e seguito fino casa: quando è uscito, sono intervenuti bloccandolo. Lui ha subito ammesso di avere la droga in auto: trenta dosi, suddivise in due calzini, nascosti nel bracciolo tra i sedili, recuperate e sequestrate. A casa un bilancino e ritagli di cellophane.

Difeso dagli avvocati Federico Riva e Andrea Pezzotta, era comparso in direttissima. Al giudice Maria Luisa Mazzola aveva spiegato: «La droga è per uso personale: la tengo in auto perché è più sicuro, e ne consumo due o tre dosi al giorno. La tengo parcellizzata per autolimitarmi nel consumo. Non la stavo portando alla cena, anche perché ci sarei andato in moto: avevo anche il casco con me».

L'accusa aveva chiesto 18 mesi di carcere, mentre per la difesa si sarebbe trattato di sostanza stupefacente trattenuta per l'uso personale, e comunque in caso di condanna sarebbe stata da valutare la possibilità di scontare l'eventuale pena facendo servizi di pubblica utilità per conto di un Comune della Bergamasca.

Il giudice Maria Luisa Mazzola, che aveva rinviato al 20 gennaio per la decisione e la sentenza con rito abbreviato (che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena), alla fine ha accolto questa richiesta.

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