Il Pd sulla «Bergamo-Treviglio»:
infrastruttura progettata male

«Troppo spesso la fretta porta a commettere errori: nel caso specifico del progetto dell'autostrada Bergamo-Treviglio, la pretesa chiusura della conferenza dei servizi in soli quaranta giorni ha lasciato sul tavolo molte lacune e altrettante imprecisioni».

Pasquale Gandolfi, responsabile provinciale del Pd per il territorio, la mobilità e le infrastrutture, Gabriele Riva, segretario provinciale del Pd, e Maurizio Martina, segretario regionale del Pd e consigliere regionale, intervengono sul progetto dell'autostrada Bergamo - Treviglio con un documento pubblicato qui di seguito.

«Troppo spesso la fretta porta a commettere errori: nel caso specifico del progetto dell'autostrada Bergamo-Treviglio, la pretesa chiusura della conferenza dei servizi in soli quaranta giorni ha lasciato sul tavolo molte lacune e altrettante imprecisioni.

Per evitare criticità successive e opposizioni strumentali, opere di questa rilevanza hanno bisogno di una concertazione vera con i territori, che non veda questo passaggio come un mero adempimento burocratico.

Che sia necessario intervenire sulla viabilità locale - in particolar modo nel tratto tra Dalmine e Osio - è sotto gli occhi di tutti; è altrettanto evidente che la soluzione paventata di realizzare una nuova autostrada parallela alla A4, che si avvicini alla frazione di Sabbio di Dalmine, a Levate e a Osio Sotto sia uno spreco di risorse, di territorio e di energie, che di certo non andrà a sgravare il traffico locale sulla strada statale 525 - come detto da qualche amministratore - semmai, secondo la tesi sostenuta dagli stessi relatori del progetto preliminare, a fare concorrenza al tratto bergamasco della A4.

Non possiamo che condividere e sostenere quindi le posizioni espresse dai comuni di Levate, Osio Sopra e Verdellino, nonché rammaricarci nell'avere assistito ad un cambio repentino di idee da parte dell'amministrazione di Dalmine, dapprima unanimemente concorde nell'inutilità di un percorso autostradale e successivamente inspiegabilmente favorevole.

Chiediamo concretamente di non realizzare questo tratto autostradale, che permetterà un risparmio di territorio e di circa 60 milioni di euro, ancorché privati.

Chiediamo che Provincia e Regione pretendano dalla società autostrade il rispetto delle promesse fatte a suo tempo circa lo spostamento dell'attuale casello di Dalmine, che si sarebbe dovuto concretizzare con la realizzazione della quarta corsia.

Riteniamo sia altrettanto importante che la Regione tenga fede all'accordo quadro sottoscritto tra la stessa, il Ministero dell'Ambiente e i comuni dell'area Dalmine Zingonia che prevedeva un investimento di circa 25 milioni di euro per riqualificare quelle criticità viabilistiche oggi presenti nella zona.

Per quanto concerne la tratta a sud di connessione Pedemontana – Brebemi, pur consci della necessità di un collegamento che eviti il passaggio nei centri abitati, riteniamo la tipologia autostradale poco utile al territorio: molto meglio una infrastruttura più “leggera”, una tangenziale non appesantita dagli obblighi progettuali che un'autostrada comporta.

Chiediamo un atto di coraggio e lungimiranza sia alla Regione che alla Provincia: facciamo in modo che quest'opera non si limiti a creare una trincea ambientale o ad essere un'ulteriore cava di prestito.

Invitiamo ad attuare le richieste degli amministratori locali e facciamo in modo che sia anche concretamente al servizio dei paesi attraversati: questa infrastruttura non può essere a pedaggio locale! Risulta fondamentale esentare il pagamento delle tratte intermedie, come è altrettanto essenziale che si prevedano consistenti mitigazioni e compensazioni ambientali, perché quanto previsto in sede di preliminare è assolutamente insufficiente.

In territori come i nostri è sempre più evidente che non ci si può più limitare a progettare una strada senza affrontare il tema complessivo dello sviluppo territoriale.

Questo significa concertare e organizzare nel complesso le politiche di riordino urbanistico innanzitutto per non consumare a sproposito altro suolo: dai trasporti, alle aree produttive, dai servizi commerciali alle funzioni di carattere comunale e pubblico.

Servono questo sforzo e grande collaborazione fra istituzioni locali - non forzature e progetti calati dall'alto- perché mai come oggi infrastrutture e territorio devono essere pensati insieme».

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