Nuovo ospedale, non solo acqua
Difetti nell'intonaco antincendio

Venerdì le foto delle infiltrazioni e dei pavimenti in Pvc da rimettere in posa. Sabato, tra le immagini del nuovo ospedale alla Trucca che «L'Eco» pubblica, alcune riguardano una questione per cui i collaudatori spendono molte parole: gli intonaci intumescenti.

Venerdì le foto delle infiltrazioni e dei pavimenti in Pvc da rimettere in posa perché difettosi o male installati. Sabato, tra le immagini del nuovo ospedale alla Trucca che «L'Eco» pubblica, alcune riguardano una questione per cui i collaudatori della nuova struttura spendono parecchie parole: gli intonaci intumescenti.

Dopo la questione dell'acqua, stavolta si parla di fuoco. O meglio, di resistenza al fuoco. Cosa significa intonaci intumescenti? Gli intonaci, o vernici intumescenti, sono un meccanismo di difesa chimico fisico che sostanzialmente viene innescato dal fuoco stesso: in caso di incendio questi materiali, proprio per il calore, si «gonfiano» con una reazione che «isola» dalle fiamme la struttura che ne è rivestita per un periodo più o meno ampio di tempo.

Questa resistenza è sancita per legge su diversi parametri, a seconda delle strutture, della loro altezza e del loro utilizzo: per evitare linguaggi troppo burocratici si semplifica evidenziando che i «tetti» di resistenza sono a 90, 120, e 180 minuti di esposizione al fuoco.

Anche in questo caso è il refrain già sentito per i pavimenti, i massetti, e altri componenti della nuova struttura alla Trucca, come i vetri, per esempio: anche se l'edificio è sicuro, non c'è corrispondenza tra quanto previsto nel contratto d'appalto e quello che è stato poi realizzato e su questa «conformità» per norma i collaudatori sono chiamati a esprimersi.

Se i difetti vengono corretti il collaudo può esserci, ma se questi restano la strada per avere il collaudo è, e anche per la questione degli intumescenti la commissione lo mette nero su bianco, che l'Azienda ospedaliera «deliberi ufficialmente l'accettazione delle varianti contrattuali introdotte in corso d'opera, con il conseguente deprezzamento dell'opera e le corrispondenti variazioni economiche».

Premessa: i difetti riscontrati dalla commissione collaudo sono facilmente rimediabili. Ma che in una struttura che il consigliere regionale Carlo Saffioti a ottobre, durante un'audizione della commissione sanità del Pirellone, definì «il più importante ospedale della Lombardia», ci siano - per ora - sale operatorie rumorose e in penombra, fa sorridere.

In effetti, sono le più curiose fra la trentina di «criticità» che per il momento «costituiscono ostacolo alla collaudabilità». E che riguardano anche le sale operatorie (per problemi anche di luminosità). L'impressione è che attualmente al «Papa Giovanni XXIII» fervano numerose opere di correzione. Forse sarà anche per questo che i tempi e i costi si sono dilatati. E vedremo alla fine a chi verranno addebitati questi lavori supplementari.

Infine, è una «situazione di rischio inaccettabile» la presenza - riscontrata il 21 ottobre 2010 - di grandi tubazioni di scarico della rete delle acque bianche nell'intercapedine di areazione delle cabine elettriche delle Torri». La rottura di tali tubazioni, potrebbe infatti «comportare l'allagamento della cabina elettrica adiacente». A marzo scorso risultavano rimossi tutti questi rischi, tranne che alla Torre 2.

Leggi le tre pagine dedicate all'argomento su L'Eco di sabato 28 aprile

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