Carta d'identità falsa in aeroporto
Due anni all'ex tennista Avogadri

«Ciao Avogadri, come stai?». Incrociandolo al gate dello scalo di Orio, il poliziotto che aveva indagato su di lui ai tempi delle manette per cocaina, aveva il tono cordiale e un po' nostalgico di chi si ritrova improvvisamente di fronte un pezzo di passato.

«Ciao Avogadri, come stai?». Incrociandolo al gate dello scalo di Orio, il poliziotto che aveva indagato su di lui ai tempi delle manette per cocaina, aveva il tono cordiale e un po' nostalgico di chi si ritrova improvvisamente di fronte un pezzo di passato.

Solo che l'altro era freddo, «restìo» come lo ha dipinto ieri l'agente a processo, e l'atteggiamento ha finito per insospettire. Così, dall'atmosfera di reducismo si è tornati presto al gelido rapporto tra «guardie» e «ladri». «Documenti, prego».

E dalla loro esibizione, s'è capito il motivo di tanto imbarazzo. Fabio Avogadri, 47 anni, promessa non mantenuta (arrivò alla B2) del tennis bergamasco, famoso alle cronache sportive per essere divenuto il coach di Paolo Canè e a quelle giudiziarie per un paio d'arresti, si stava imbarcando con un documento intestato all'artigiano che qualche settimana prima gli aveva fatto dei lavori nell'abitazione di Azzano San Paolo.

Voleva raggiungere i figli e la ex moglie a Ibiza, nonostante fosse in prova ai servizi sociali e dalle 22 alle 6 non potesse lasciare casa. Per questo cercava di imbarcarsi su un low-cost con la carta d'identità di un altro. Era il 30 luglio 2011, 4 giorni prima di rendersi irreperibile, riparato forse a Formentera dove coltiva interessi immobiliari e attività turistiche.

Ieri il giudice Donatella Nava gli ha inflitto due anni e due mesi per ricettazione e possesso di documenti falsi.

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