Stazione: gli angeli della Caritas
in soccorso ai senzatetto

Il progetto, di cui sono titolari Caritas e Comune, vede la collaborazione di Trenord e Rfi con la supervisione della Prefettura. La finalità non è di allontanare le persone dalla stazione, ma di liberarlee dalle condizioni di marginalità grave.

Le stazioni sono luoghi per definizione di passaggio, talvolta «terre di mezzo» che rischiano di diventare terre di nessuno, dove si aggirano persone che attraversano situazioni di pesante disagio o che vivono di espedienti e delinquenza.

«Per questo abbiamo voluto chiamare Terra di mezzo il progetto che ha preso avvio il 21 settembre e che vede impegnati ogni notte dalle 22,30 alle 2 tre operatori nell'area della stazione di Bergamo» spiega don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana.

Il progetto, di cui sono titolari Caritas e Comune, vede la collaborazione di Trenord e Rfi con la supervisione della Prefettura: «La finalità – sottolinea don Visconti – non è di allontanare dalla stazione chi di notte va a dormire sui vagoni, ma di liberare queste persone dalle condizioni di marginalità grave in cui vivono. È chiaro che quando si aiuta chi è in difficoltà, tutti ne traggono beneficio». Questo per dire che non si tratta di un problema di sicurezza o decoro di un luogo pubblico, ma di dignità delle persone che si trovano a vivere in condizioni problematiche.

L'intervento prevede l'avvicinamento di chi si accinge a dormire non solo in stazione, ma anche nelle zone limitrofe, offrendo la possibilità di una sistemazione per la notte in una delle strutture messe a disposizione da Caritas, Patronato e Suore delle Poverelle. Cinque sono infatti i luoghi (Nuovo albergo popolare, Dormitorio Galgario, Dormitorietto femminile «Palazzolo», Casa «Il mantello» a Torre Boldone, Servizio Esodo a Sorisole) che ogni notte offrono circa dieci posti per maschi e altri 4 per donne.

«Dopo la prima accoglienza – aggiunge don Visconti – si cerca di avviare con queste persone percorsi di recupero, indirizzandole per esempio al Centro ascolto Caritas o al Servizio immigrazione del Comune». Chi si lascia avvicinare dall'operatore viene accompagnato con un pulmino messo a disposizione dalla Caritas, sperando che dopo alcuni «accompagnamenti» continuativi la persona decida di abbandonare la stazione.

Leggi di più su L'Eco in edicola giovedì 4 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA