Bergamo alleata con Harvard
Si progetta la città del futuro

«Abbiamo bisogno di ricostruire il nostro futuro. E per farlo, è necessario partire da due elementi: l'università e i giovani, perché il futuro è nelle vostre mani. Ed è con grande piacere che vi do il benvenuto nella nostra università».

«Abbiamo bisogno di ricostruire il nostro futuro. E per farlo, è necessario partire da due elementi: l'università e i giovani, perché il futuro è nelle vostre mani. Ed è con grande piacere che vi do il benvenuto nella nostra università: quella di oggi è una grande opportunità sia per voi che per i nostri studenti».

Con queste parole il rettore dell'Università degli studi di Bergamo, Stefano Paleari, ieri mattina ha accolto i dodici studenti della Graduate school of design di Harvard, accompagnati da Nashid Nabian, docente di Urban informatics ad Harvard e ricercatrice al prestigioso Mit di Boston, nonché una delle massime esperte mondiali di nuove tecnologie e «Smart city».

Comunità intelligenti
Oltre al rettore erano presenti anche i dieci studenti dell'ateneo bergamasco (selezionati a luglio e frequentanti i tre corsi di laurea magistrale in lingua inglese, che voleranno a loro volta a Boston la prima settimana di dicembre), Michele Meoli, Sergio Cavalieri, Laura Viganò e Matteo Kalchschmidt dell'università e Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi Group. Gli studenti di Harvard, che si fermeranno nella nostra città fino a sabato, durante la loro permanenza lavoreranno insieme ai colleghi bergamaschi proprio sul tema delle «Smart cities», definite dal commissario europeo per l'Energia Günter Oettinger «comunità intelligenti», che tendono a soluzioni «integrate e sostenibili, in grado di offrire energia pulita e sicura a prezzi accessibili ai cittadini, riducendo i consumi e creando nuovi mercati».

Lo scambio di studenti rientra nel più ampio progetto scientifico pluriennale di ricerca «Smart cities», finanziato dalla Fondazione Italcementi e coordinato dal Centro studi per il territorio, con l'obiettivo di approfondire maggiormente le relazioni tra città ed università, uno scambio che rientra appieno nel clima dell'internazionalizzazione. «Se pensiamo al futuro delle nostre città – ha sottolineato Paleari –, il ruolo dei giovani è cruciale: loro saranno gli abitanti del futuro. Anche l'università gioca una funzione altrettanto importante, un ruolo che deve riscoprire, soprattutto in questo periodo di crisi. Non deve essere vista solo come un ambiente dove conseguire il proprio diploma, ma un momento di formazione e di collegamento con il territorio».

Criticità sotto la lente
Ieri gli studenti bergamaschi hanno presentato ai colleghi americani alcune criticità individuate per Bergamo. Alcuni esempi? Lo smaltimento dei rifiuti, la gestione del traffico, la sostenibilità ambientale del trasporto pubblico, il network tra le imprese, la promozione turistica, la sostenibilità di Città Alta, l'accessibilità per i disabili, l'inquinamento dovuto al traffico, la scomparsa delle attività commerciali dalle zone rurali e dalla periferia, l'utilizzo dei mezzi di pagamento alternativi al contante e l'utilizzo delle biciclette in città. A loro volta gli studenti americani hanno mostrato alcune presentazioni, con l'obiettivo di mettere in rassegna i casi noti a livello internazionale.

«La ricerca di soluzioni, cioè il confronto tra le criticità e le opportunità tecniche – spiega Michele Meoli, professore aggregato di Ingegneria gestionale e tutor degli studenti, mentre ad Harvard tutor sarà l'antropologa culturale Cristina Grasseni, ricercatrice dell'Università di Bergamo attualmente in forza alla Harvard University –, sarà proprio l'obiettivo del lavoro dei prossimi giorni. Gli studenti si concentreranno per individuare "40 idee", dalle quali verranno poi selezionati dieci progetti sui quali gli studenti americani lavoreranno nelle prossime settimane».

I progetti saranno infine presentati durante un workshop ad Harvard, a dicembre, in occasione della visita degli studenti bergamaschi. Gli studenti americani andranno al Kilometro Rosso, dove visiteranno anche I.lab, il nuovo Centro ricerca e innovazione di Italcementi, progettato dall'architetto americano Richard Meier. Oltre all'attività di progettazione e ricerca, venerdì si concederanno anche una giornata di svago, con una visita alla Biennale di Venezia.

Giada Frana

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