L'italiano, bestia nera
degli studenti universitari

Il problema è trasversale a tutti i dipartimenti. Quando arriva il momento di scrivere la prova finale della laurea triennale, per buona parte degli studenti - siano aspiranti insegnanti di lettere o ingegneri - sono dolori. Sono necessari corsi di recupero d'italiano.

Il problema è trasversale a tutti i dipartimenti. Quando arriva il momento di scrivere la prova finale della laurea triennale, per buona parte degli studenti - siano aspiranti insegnanti di lettere o ingegneri - sono dolori. Tanto che ormai le facoltà umanistiche dell'Università di Bergamo, che contano il maggior numero di iscritti, hanno istituito corsi di recupero d'italiano e seminari per insegnare ai laureandi a stendere l'elaborato di fine corso.

«Nonostante la prova finale sia un lavoro che non ha il respiro della tesi pre-riforma, essendo in sostanza una tesina, spesso dobbiamo fare diverse correzioni al testo - dice Andrea Bottani, direttore del Dipartimento di Lettere e filosofia -. Non sempre i nostri studenti sanno elaborare testi scritti, soprattutto faticano nell'argomentare e strutturare un discorso. Uno dei miei obiettivi, da direttore di dipartimento, è promuovere corsi che consentano ai ragazzi di acquisire maggiore dimestichezza e abilità nella scrittura».

Al collega Bottani fa eco Maurizio Gotti, direttore del Dipartimento di Lingue, letterature straniere e comunicazione. «Gli studenti non hanno dimestichezza con la scrittura, commettono errori nella stesura e i relatori hanno molto da correggere, anche in fatto di grammatica e sintassi».

Una scarsa familiarità con l'italiano scritto imputabile, secondo i docenti, alla prevalenza di esami orali nel corso di studi universitari; questo fa sì che spesso il primo scritto sia la prova finale; una volta superato l'ostacolo, gli studenti arrivano alla tesi magistrale più scortati. Ad accrescere le difficoltà di scrittura contribuiscono, poi, le poche letture e l'uso di una lingua che ormai è un «ibrido di comunicazione scritta e orale», nota Bottani.

Leggi di più su L'Eco di mercoledì 5 dicembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA