Pd, Martina capolista alla Camera
Pacchetto Renzi, l'incognita Gori

La proposta è di quelle che difficilmente si possono rifiutare: capolista alla Camera per il collegio Lombardia 2. Pier Luigi Bersani indica Maurizio Martina per il posto d'onore nel listino bloccato. Per il segretario del Pd lombardo il riconoscimento del suo ruolo.

La proposta è di quelle che difficilmente si possono rifiutare: capolista alla Camera per il collegio Lombardia 2. Pier Luigi Bersani indica Maurizio Martina per il posto d'onore nel listino bloccato. Per il segretario del Pd lombardo il riconoscimento del suo ruolo e la conferma di un saldo rapporto con il leader nazionale.

Ma anche una gatta da pelare in vista delle Regionali, dov'è una garanzia per la squadra bergamasca e dove doveva essere il braccio destro di Umberto Ambrosoli. Venerdì 4 gennaio, infatti, il futuro di Martina (a Roma o a Milano?) è stato tra i temi di una direzione regionale-maratona e di un tourbillon di incontri.

L'ormai ex enfant prodige del centrosinistra orobico - classe 1978, già ai vertici dei Ds provinciali e lombardi - non scioglie ancora la riserva, ma la strada verso Roma pare tracciata. Così come in quota Bersani rientrerà praticamente di sicuro il deputato uscente, e tesoriere nazionale del Pd, Antonio Misiani.

Il sigillo definitivo verrà messo martedì, quando lo stato maggiore del partito si riunirà a Roma per trovare la quadra. Tenendo conto anche del «pacchetto Renzi». Il sindaco di Firenze - nel paparazzato pranzo con Bersani -, in cambio di una campagna a tappeto per allargare il consenso in chiave anti-Monti, ha messo sul piatto la richiesta di una cinquantina di parlamentari: 17-18 candidature sicure nel listino, oltre i renziani che hanno vinto alle primarie.

Nella rosa dei prescelti c'è anche Giorgio Gori? Per ora il nome dell'imprenditore (arrivato quarto all'appuntamento con le urne del 29 dicembre) non trapela. Negli ambienti romani si parla di una certa freddezza tra il rottamatore e il suo spin doctor, con un diradarsi di telefonate negli ultimi giorni. Ma, anche su questo fronte, fino all'8 gennaio non si può dire l'ultima parola.

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