L'accordo nazionale Lega - Pdl
«piace» anche nella Bergamasca

Cristian Invernizzi e Angelo Capelli, rispettivamente segretario provinciale della Lega il primo, del PdL il secondo, giudicano positivamente l'accordo a livello nazionale siglato nella notte tra domenica e lunedì dai vertici dei due partiti politici.

Cristian Invernizzi e Angelo Capelli, rispettivamente segretario provinciale della Lega il primo, del PdL il secondo, giudicano positivamente l'accordo a livello nazionale siglato nella notte tra domenica e lunedì dai vertici dei due partiti politici.

Cristian Invernizzi, segretario provinciale della Lega
, giudica positivamente la chiusura dell'accordo nazionale col Pdl: «Se le condizioni sono il sostegno al segretario federale Roberto Maroni candidato alla presidenza della Lombardia, il tenere il 75% di tasse qui e l'avvio della macroregione, ci sta».

Ma ci sta anche la delusione della base leghista che spingeva per una corsa solitaria?
«La nostra base è fatta al 100% da militanti straordinari, sono fuoco puro. Certo sarebbe piaciuta una splendida corsa solitaria e giocarcela così. Però se i patti sono questi e il Pdl accetta il nostro programma per la Lombardia senza cedimenti, ce ne faremo tutti una ragione».

Non è che la ritroviamo capolista alla Camera?
«Non credo proprio».

E Candidato a Roma?

«Tutto può essere».

La chiusura dell'accordo con il Pdl allenta anche le tensioni nelle amministrazioni locali, dal capoluogo alla Provincia, dove governate insieme?
«Da parte nostra le amministrazioni locali non sono mai state messe a rischio per questioni politiche. Per noi vale il mandato dei cittadini».

Anche Angelo Capelli, coordinatore provinciale del Pdl, ritiene un fatto positivo l'accordo nazionale con la Lega: «In una logica elettorale lo giudico positivamente. Come contenuti innovativi probabilmente la nostra base si aspettava un passo in più, ma in uno scenario politico complessivo conservatore, ci sta».

Il fatto che abbiate accettato le condizioni dettate della Lega per il governo della Lombardia non relega il Pdl a un ruolo subalterno?
«Dipende da come ci porremo nell'alleanza, non è la prima volta, l'abbiamo già testata. Quello che è certo è che in uno scenario non nuovo la carica innovativa può essere data dalla scelta dei candidati in Regione, che possono introdurre elementi di novità. Il Pdl dovrà dare prova di non interrompere il percorso politico di cambiamento intrapreso».

L'appoggio al leghista Roberto Maroni, candidato governatore della Lombardia, non rischia di spaccare ancora di più il Pdl?
«Sarebbe sciocco negare che qualche amarezza nella base c'è».

Parlare di base forse è riduttivo, visto che ci sono anche pezzi grossi del partito - da Roberto Formigoni a Marcello Raimondi - non proprio favorevoli alla leadership leghista.
«Io aspetterei i risultati finali di tutta la partita per commentare. Fino all'altro ieri si dava improbabile pure l'alleanza con la Lega...».

L'accordo con la Lega è un fatto positivo anche per le amministrazioni locali?
«Le tensioni locali hanno matrici diverse da quelle politiche. Ma può essere che ora si governi con più serenità».

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