Ospedale, dalla perizia del Ctu
Alla Dec solo 4 milioni di euro

La «perizia delle perizie» è attesa ormai da settimane: il parere chiesto dal tribunale al Ctu nella causa con capofila la Dec contro l'Azienda ospedaliera di Bergamo per 150 milioni di euro, avrà un peso non indifferente sull'intera vicenda.

La «perizia delle perizie» è attesa ormai da settimane: il parere chiesto dal tribunale al Consulente tecnico d'ufficio nella causa intentata dall'Ati (Associazione temporanea d'impresa), con capofila la Dec spa di Bari contro l'Azienda ospedaliera di Bergamo per 150 milioni di euro di riserve su lavori, ritardi, rifacimento di opere, richieste non a capitolato, avrà un peso non indifferente sull'intera vicenda del Papa Giovanni XXIII.

Si è parlato di extracosti (si sono spesi 500 milioni di euro), si sono ventilati errori, l'opera è finita con 4 anni di ritardo ma i lavori in realtà continuano, nel frattempo l'Ati che si era assicurata l'appalto principale e secondario è decimata (la Dec è in concordato, la Busi di Bologna per l'impiantistica è fallita) ed è sopravvissuta solo la Termigas di Bergamo che è subentrata al colosso bolognese, mentre le centinaia di ditte e fornitori che hanno lavorato in subappalto aspettano ancora il saldo dei loro crediti, e ammontano a oltre 20 milioni di euro.

Era fissata per questi giorni la consegna della perizia del Ctu, che nell'estate ha tentato, come previsto dalle norme, anche strade di conciliazione. Non trovate, con l'Ati-Dec rimasta sulle richieste iniziali di 150 milioni e rotti (e all'Ati, quest'autunno, si sono aggiunte anche una trentina di ditte e fornitori non saldati) e l'ospedale che ha riconfermato quanto dichiarato nella procedura di transazione precedente alla causa, prevista dalla legge Merloni, ovvero la chiusura del contenzioso con 2 milioni di euro. Una cifra che non sarebbe inferiore di molto a quanto i «si dice» di questi giorni assegnano all'esito della perizia del Ctu: parrebbe, ma il condizionale è d'obbligo perché la consegna sarebbe stata rinviata ai primi di marzo (compresi i termini perché i periti di parte ne vengano informati), che i 150 milioni che l'Ati-Dec chiedeva siano parecchio smagriti.

Si vocifera di una valutazione per poco meno di 4 milioni di riserve ammissibili. L'udienza è fissata per il 19 marzo. E un mese dopo, ad aprile, a Bari, c'è l'assemblea dei creditori per il concordato Dec. Vi potrebbe partecipare anche l'Azienda ospedaliera: infatti, mentre si attende il certificato finale di collaudo, la commissione in una prima bozza di valutazione dell'appalto principale avrebbe calcolato che, tra discrasie nei lavori, opere non effettuate, ritardi e deprezzamento dell'opera, l'Ati-Dec sarebbe in debito di circa 50 milioni nei confronti dell'Azienda ospedaliera (che ha già saldato quasi tutto l'appalto principale, per oltre 176 milioni, mancherebbe un saldo di circa 6-7 milioni). Tra somme avute, saldi versati, detrazioni e conteggi, una domanda sorge spontanea: qualche soldo, ma di quelli veri, arriverà a chi ha lavorato per costruire il Papa Giovanni XXIII e non è stato pagato?

Ca. T.

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