«Contributi volontari alle scuole»
Sei favorevole? Vota il sondaggio

Fanno fronte comune i presidi delle scuole superiori sulla necessità del contributo volontario chiesto ai genitori al momento dell'iscrizione a scuola dei propri figli. Sei d'accordo con i contributi? Vota il sondaggio

Senza quei soldi la scuola non va avanti. Fanno fronte comune i presidi delle scuole superiori in merito alla assoluta necessità del contributo volontario che viene chiesto ai genitori al momento dell'iscrizione a scuola dei propri figli.

Ed è proprio sull'aggettivo «volontario» che più volte i genitori si interrogano e chiedono spiegazioni. Perché, di fatto, il contributo più che volontario è diventato ormai una specie di ticket da pagare. Spiacevole, ma necessario, se appunto si vuole che la scuola continui a funzionare nel senso più pieno della parola.

«Per fortuna possiamo contare su questa forma di finanziamento - conferma il preside del liceo Mascheroni, Paolo Catini -, altrimenti non so come faremmo a garantire un'offerta formativa che non si limiti solo alle mere lezioni in classe». La cifra chiesta come contributo va dai 100 ai 150 euro per le scuole superiori, mentre per le scuole medie mediamente vengono chiesti ai genitori dai 20 ai 25 euro.

«Noi chiediamo 130 euro, comprensivi dell'assicurazione per infortuni - spiega ancora Catini -, moltiplicati per circa 1.400 iscritti raggiungiamo una certa cifra che ci consente di finanziare tutta una serie di attività, da quelle integrative come i corsi opzionali del pomeriggio, alle uscite sul territorio, alle rappresentazioni teatrali. Per non parlare poi del fatto che in passato sono serviti anche per pagare le supplenze e gli esami di maturità. Per fortuna che ci sono questi soldi perché con tutti gli anticipi di cassa a cui in questi anni abbiamo dovuto sopperire non so come potremmo fare. Non dimentichiamo infatti che la mia scuola dal 2000 ad oggi ha accumulato un credito dallo stato di 170 mila euro».

Anche al liceo linguistico Falcone il contributo chiesto è di 130 euro, anche in questo caso la quota comprende l'assicurazione infortuni: «La progressiva riduzione dei finanziamenti alla scuola è cosa ormai nota a tutti - sottolinea il preside Enzo Asperti -. Possiamo dire che sono praticamente azzerati i fondi per l'autonomia scolastica, quei fondi cioè che consentivano l'arricchimento dell'attività formativa. Non dimentichiamo poi che si parla tanto di scuola “informatizzata”, ma tutte le infrastrutture che consentono di avere i registri elettronici o la rete wifi hanno dei costi. E dove li prendiamo i soldi se non dovessimo avere il contributo "volontario"?».

Ancora più esplicito Giuseppe Pezzoni, dirigente del Secco Suardo: «Lo stato finanzia la mia scuola con 25 mila euro l'anno, in realtà ne servono, tra progetti e funzionamento amministrativo, 250 mila. Senza questi soldi - ribadisce Pezzoni - la scuola chiude perché ormai lo stato paga solo gli stipendi. Certo varrebbe la pena di dichiarare apertamente che è così e basta».

«Il contributo - prosegue Michele Nicastri, preside dell'Itis Paleocapa - sancisce una sorta di scambio tra scuola e famiglia, nel senso che i genitori sanno che è anche grazie a loro che la macchina funziona». Un esempio: «Nella mia scuola ci sono 500 computer, avete idea di quanto costino assistenza e software?».

«Al mio liceo lo stato dà 20 mila euro - sottolinea Cesare Quarenghi, dirigente del liceo Lussana -, se non chiedessi i 115 euro di contributo la scuola potrebbe chiudere domani. Comunque ogni anno invio una lettera in cui spiego ai genitori perché e come vengono usati i soldi».

Nessun problema dunque per le scuole a rendicontare le spese: «Alla fine dell'anno tutte le spese sono giustificate nero su bianco - conferma il preside della scuola media Muzio, Ugo Punzi -. Senza questo contributo non ci sarebbero più progetti di nessun tipo, né tanto meno connessione a internet e rete wifi».

Tiziana Sallese

© RIPRODUZIONE RISERVATA