Yara e l'intricato caso del Dna
«Io vittima delle malelingue»

Vittima delle malelingue, perché lei con il killer di Yara non c'entra niente. Il suo primogenito è figlio suo e di suo marito. Il ciclone è passato ed è stato un fastidioso quarto d'ora. Il suo DNA non è quello della mamma del killer di Yara.

Vittima delle malelingue, perché lei con il killer di Yara non c'entra niente. Il suo primogenito è figlio suo e di suo marito. Il ciclone è passato ed è stato un fastidioso quarto d'ora, niente di più. Come hanno dimostrato le analisi condotte in fretta e furia dai Ris di Parma il suo DNA, che per qualche giorno fino a sabato è stato considerato il più interessante dopo quello di Giuseppe Guerinoni, non è quello della mamma del killer di Yara.

E lei non è stata l'amante di quell'autista di Gorno. Escluso. La signora ha più o meno la stessa età di Guerinoni e abita in una palazzina non lontano dal piccolo cimitero di San Lorenzo di Rovetta. Una vicina indica con precisione nome e cognome del marito sul citofono. Però la signora risponde solo al telefono.

Caso archiviato, dunque, come il suo profilo genetico?
«Io sono pulita, pulitissima. Alla faccia delle maldicenze, io non sono mai stata quella che qualcuno va evidentemente dicendo...».

Ha idea di come le indagini siano arrivate a lei?
«L'idea ce l'ho, pettegolezzo. Ma non mi interessa, che parlino pure, io non ho niente da nascondere. Quando sono arrivati i carabinieri sono caduta giù dal pero. Mi sono chiesta come mai venissero da me».

E lei ha acconsentito all'esame.
«Potevo rifiutarmi? Al momento mi sono sentita offesa, certo. Ma non ci ho pensato su neanche un minuto: serviva dimostrare con il dna che io non c'entravo niente? Va bene, mi sono messa a disposizione e il risultato s'è visto, l'ha visto anche chi chiacchiera per niente. Mi hanno fatto il tampone della saliva».

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