Buoni carburante in cambio di permessi
Casalinga 71enne intercettata dalla Gdf

Una 71enne casalinga dell'hinterland, agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul racket di permessi di soggiorno falsi, riceveva in cambio dei suoi favori persino dei buoni carburante. Il particolare emerge dalle intercettazioni delle Fiamme Gialle.

Una 71enne casalinga dell'hinterland, agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul racket di permessi di soggiorno falsi, riceveva in cambio dei suoi favori persino dei buoni carburante. Il particolare emerge dalle intercettazioni delle Fiamme Gialle, secondo le quali la casalinga faceva da tramite tra gli immigrati, gli imprenditori e la pubblica amministrazione, presentando le pratiche allo Sportello unico della prefettura e alla Direzione provinciale del lavoro. Ricevendo, in cambio, gli ormai noti «kiwi», parola in codice che usava con gli altri indagati (9 persone sono finite in manette e altre 24 sono a piede libero).

Ma la casalinga non riceveva solo «kiwi»: per il suo interessamento chiedeva anche buoni carburante, dal momento che A. I., uno dei due fratelli arrestati nell'inchiesta, lavorava in un distributore di benzina in via Broseta. I finanzieri intercettano, il 13 gennaio 2012, una telefonata tra A. I. e la casalinga, in cui lui le chiede di passare al distributore. «Io passo di lì – risponde la donna – preparami anche quella ricevuta del... della multa che io ho pagato». A. I.: «Va bene». La casalinga: «E anche il biglietto... quello del gasolio che almeno mio figlio la usa lui». Secondo il gip, la 71enne ha dimostrato «una certa intraneità in ambienti delinquenziali dediti al favoreggiamento dell'ingresso di stranieri nel territorio nazionale, contribuendo fattivamente alla realizzazione del reato attraverso una costante e spesso efficace collaborazione con R. S. e G. B. da una parte e i fratelli I. dall'altra, allo scopo evidente di conseguire un ingiusto profitto mascherato dal linguaggio volutamente criptico».

La 71enne è un anello molto importante della catena, tant'è che le indagini hanno avuto una svolta dal momento delle prime conversazioni intercettate.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 5 maggio

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