No Slot, le vetrofanie:
sono tre le nuove adesioni

C'è chi le slot non le hai mai volute avere nel proprio bar, chi, invece, dopo aver provato per un breve tempo se ne è voluto sbarazzare. Tutti sono accomunati da un unico desiderio: contribuire alla lotta contro la dipendenza dal gioco patologico.

C'è chi le slot non le hai mai volute avere nel proprio bar, chi, invece, dopo aver provato per un breve tempo se ne è voluto sbarazzare. Tutti sono accomunati da un unico desiderio: contribuire alla lotta contro la dipendenza dal gioco patologico provocata dalle macchinette «mangia soldi» e far sapere a tutti i clienti che il loro è un locale «Slot free».

Sono alcuni degli esercizi pubblici bergamaschi che stanno aderendo all'iniziativa de L'Eco di Bergamo e che, dopo aver segnalato il proprio nome (lo si può ancora fare attraverso [email protected]), si sono presentati alla sede del giornale per ritirare l'adesivo «No slot».

«Noi le macchinette le abbiamo avute per tre mesi, dall'apertura in poi – racconta Stefano Vadalà, 35 anni, che insieme a Francesco Nessi, è proprietario di &joyCafè di via Ravizza a Bergamo – ma ci siamo resi conto che erano la rovina dei clienti e così le abbiamo fatte togliere. Perché con i nostri occhi abbiamo visto che cosa possono provocare. Inoltre, attirano un tipo di persone che va contro l'immagine pulita che vogliamo mantenere».

È, invece, una questione di principio per Erika Airoldi di Art Cafè che si trova in via Marconi, al 918, di Calusco d'Adda: «Siamo in due soci – dice – abbiamo inaugurato nel 2004 e fin dal primo giorno ci siamo rifiutati di mettere questi dispositivi. Riteniamo che non siano adeguati per tutte le persone. Siamo una piccola caffetteria che sopravvive grazie alle colazioni e ai pranzi. Siamo la dimostrazione che si lavora anche senza slot».

Gli capita che qualcuno entri nel bar, chieda di videolottery e similari e che girino i tacchi non appena scoprono che lì non ce ne sono. Ma ciò non fa cambiare idea a Giovanni Carrara, 33 anni, proprietario del Viceversa, di via Bergamo al 32, a Curno: «È una scelta dettata dalla nostra etica – riferisce – qui di videogiochi non ne vogliamo, anche per la brutta gente che attirano. Ci sono nuovi avventori che non si fermano quando scoprono che non ne abbiamo e chi si ferma comunque. Perché quello che noi offriamo è anche cordialità, gentilezza e professionalità».

I baristi che volessero ritirare la vetrofania, sono invitati a presentarsi a L'Eco di Bergamo dalle 8 alle 19. Li aspetterà una fotografia che verrà pubblicata sul sito o sul quotidiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA