'Ndrangheta, sigilli a società
di Treviglio e Mozzanica

Ci sono anche immobili e società di Treviglio e Mozzanica fra i beni sequestrati alla 'ndrangheta. L'operazione è stata portata a termine dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. «La 'ndrangheta investe soprattutto al Nord, perchè più redditizio».

Quote sociali e patrimonio aziendale di tre società, la Lovena, con sede a Milano, per la costruzione di edifici residenziali, la Varedil costruzioni a Palmi, la Diana Pallet a Treviglio, per il commercio all'ingrosso di legname e operazioni di facchinaggio, di un'impresa individuale, la Outlet della Frutta a Mozzanica, oltre a polizze assicurative, conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi.

Sono i beni sequestrati dalla polizia a due presunti affiliati a cosche della provincia di reggio Calabria. Il sequestro è stato disposto dal Tribunale reggino, sezione misure di prevenzione, su proposta del procuratore Federico Cafiero De Raho, dell'aggiunto Michele Prestipino e del pm Sara Ombra, nei confronti di Antonio Ciappina, 37 anni, di Vibo Valentia, e Matteo Gramuglia (60 anni), di Palmi.

Per quanto riguarda la Bergamasca, la Squadra Mobile della Questura orobica ha effettuato controlli giovedì mattina a Treviglio, ma l'azienda che dovrebbe produrre pallet è attualmente introvabile. La sede risulterebbe vuota.

La 'ndrangheta investe al Nord
«È un risultato importante, perché nella lotta alla criminalità organizzata non bastano gli arresti. Per disarticolare una cosca è importante aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti». A dirlo è il capo della squadra mobile di Reggio Calabria, Gennaro Semeraro, commentando il sequestro operato di beni per dieci milioni di euro.

«Sono state tolte dal mercato - ha aggiunto Semeraro - imprese tipicamente mafiose che condizionano, inquinano, dopano il mercato, andando ad alterare la libera concorrenza a danno delle imprese oneste. Il fatto che tre delle aziende sequestrate avessero sede in Lombardia dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che la 'ndrangheta investe soprattutto al Nord perchè più redditizio e per cercare di sfuggire ai controlli delle forze dell'ordine».

L'operazione
I provvedimenti, eseguiti da personale dell'Ufficio misure di prevenzione della Divisione anticrimine della Questura di Reggio e del Commissariato di Palmi, rappresentano l'evoluzione dell'indagine condotta dalla squadra mobile e dal Commissariato sfociato nell'operazione del maggio 2010 «Cosa mia» contro la cosca Gallico.

L'operazione, in particolare, ha coinvolto i principali esponenti delle 'ndrine dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano di Palmi e di quelle contrapposte dei Bruzzise-Parrello operanti nella frazione di Barritteri di Seminara, protagoniste di una sanguinosa faida tra il 2004 ed il 2008, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata e altri delitti con particolare riferimento agli appalti legati all'ammodernamento dell'autostrada A3 tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla.

Secondo quanto emerso dall'inchiesta, le cosche estorcevano alle ditte appaltatrici il pagamento di una tangente del 3% sull'importo fissato nel capitolato d'appalto, la cosiddetta "tassa ambientale", nonchè il rifornimento di calcestruzzo da aziende vicine agli ambienti mafiosi.

Ciappina, in particolare, secondo l'accusa, si sarebbe dedicato alle attività estorsive e sarebbe stato uomo di fiducia del presunto boss Rocco Gallico. Gramuglia, invece, è ritenuto un imprenditore "di riferimento" della cosca dei Parrello-Bruzzise, ed è accusato di avere ottenuto sub-appalti per i lavori sulla A3 con modalità mafiose. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a dieci milioni di euro.

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