Monsignor Beschi: «Il lavoro
non è un idolo, serve più etica»

«Abbiamo trasformato il lavoro in un idolo? E come tutti gli idoli ci sta tradendo? Si è andata allargando una concezione pagana del lavoro, dove la potenza dell'uomo si esaurisce nel lavoro stesso». E' questo il monito lanciato dal vescovo mons. Francesco Beschi al convegno indetto dalla Cisl per i 100 anni dello sciopero di Ranica, al quale hanno preso parte il segretario nazionale Raffaele Bonanni, Mario Fiorendi, Ferdinando Piccinini, mons. Goffredo Zanchi, Paola Magni sindaco di Ranica e lo storico Giovanni Gregorini.

Il vescovo ha posto la sua riflessione sul significato del lavoro che «non è un'opzione fra le opzioni, non è una variabile, non è una eventualità, ma non appartiene nemmeno solo al mondo della necessità». «Il lavoro - ha sottolineato mons. Beschi - è principio, espressione, frutto della dignità umana. E' una delle grandissime dimensioni della nostra umanità».

Mons. Beschi ha esordito ricordando il suo viaggio in Bolivia compiuto durante l'estate. Un'esperienza che lo ha portato a conoscere la forte presenza di laici e religiosi bergamaschi in alcuni centri e villaggi, in una regione a connotazione rurale dove il lavoro principale dei contadini - ha tristemente evidenziato il Vescovo - è la coltivazione della pianta di coca. E a questo punto mons. Beschi ha rivolto la sua attenzione ai figli di questi contadini, o comunque ai giovani che vedono nella coltivazione della coca una facilità di accesso alle ricchezze materiali più di quanto possa offrire la frequentazione di una scuola dei religiosi.

Ecco dunque farsi strada la grande sfida dei bergamaschi in Bolivia, e più in generale la sfida del lavoro, che - come detto all'inizio - è frutto della dignità umana.

«Ogni lavoratore è un creatore» ha aggiunto il vescovo riprendendo le parole di Paolo VI, che ha poi posto una riflessione sul lavoro nelle nostre comunità. «La visione del lavoro come valore assoluto - ha aggiunto - quasi una trasformazione in un idolo ha contribuito alla distorsione etica che ha portato a questa crisi». Sotto altra angolazione mons. Beschi ha auspicato un maggiore contributo dei cattilico alla cultura e alla prassi del lavoro. Infine, con uno sguardo a quanto accaduto a Ranica 100 anni fa, il vescovo ha detto che allora la Chiesa si pose al fianco degli scioperanti, «ebbe il coraggio di una scelta». Sottolineando così l'attenzione della Chiesa verso una crisi del lavoro - che sia pure con i dovuti distinguo - accomuna tanti lavoratori di oggi alle prese con precarietà e disoccupazione.

Anche il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni è voluto tornare sui fatti di Ranica: dal potere borghese alla distruzione delle comunità rurale e ha chiesto che venga fatto tesoro della memoria di questo evento.

In precedenza erano intervenuti mons. Zanchi, i sindacalisti Piccinini e Fiorendi e lo storico Gregorini. A Fiorendi si deve inoltre la cura di un volume su «Lo sciopero di Ranica» della Fondazione Giuliano Zonca distribuito agli intervenuti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA