Albino, pacifismo e dialetto
infiammano il «sì» allo Statuto

Approvato il nuovo statuto comunale in due sedute concluse con il sì della maggioranza dei consiglieri, dopo la prima votazione chiusa senza il voto positivo dei 2/3. La penultima seduta è stata connotata della presenza di un folto pubblico.

Approvato il nuovo statuto comunale in due sedute concluse con il sì della maggioranza dei consiglieri, dopo la prima votazione chiusa senza il voto positivo dei 2/3. La penultima seduta è stata connotata della presenza di un folto pubblico, costituito, da un lato, dai sostenitori del movimento «Pro Lombardia indipendenza» e, dall’altro, da genitori e volontari dell’associazione «Mamme del mondo» di Albino, i primi interessati alle modifiche introdotte dal nuovo statuto comunale, i secondi alla discussione sulla mozione presentata dalla Lega Nord a proposito di «alfabetizzazione nella lingua italiana degli alunni non italofoni presenti sul territorio».

La votazione sullo statuto è stata preceduta dall’introduzione di un emendamento al testo che ha parzialmente accolto un’osservazione giunta da un cittadino.

Lo stesso ha sottolineato che lo statuto non dovrebbe essere rinnovato ad ogni cambio di amministrazione e che necessiterebbe di un’approvazione a larga maggioranza.

La lunga discussione, a colpi di accuse reciproche tre maggioranza e minoranze di essere «ideologici», si è concentrata in particolare sul richiamo all’antifascismo (contraddittorio per il cittadino se associato al ripudio della guerra: l’antifascismo ha fatto ricorso alla violenza) che le minoranze non avrebbero voluto nel testo, perché esclude la condanna di totalitarismi di altri colori. Il testo finale così emendato recita nell’articolo 1, comma 4 che il comune di Albino è «operatore di pace, si ispira ai principi dell’antifascismo sanciti dalla Costituzione, ripudia la guerra» come mezzo di offesa o di risoluzione di conflitti.

La difesa del dialetto, l’eliminazione della «tutela» delle minoranza e la possibilità di esporre la bandiera storica regionale sono stati oggetto dell’emendamento presentato nell’ultima seduta dai gruppi di minoranza. Quanto ai cartelli in bergamasco è stato ribadito che il nuovo Statuto non ne vieta la collocazione, né verranno tolti quelli esistenti.

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