«Buzzi mai ricevuto l’incarico»
Yara, smentite le rivelazioni tv

«Il professor Buzzi non ha mai ricevuto un incarico diretto dalla Procura di Bergamo. La notizia da lui data circa la corrispondenza di una formazione pilifera all’indagato è totalmente priva di fondamento». Lo ha detto il professor Carlo Previderè.

«Il professor Buzzi non ha mai ricevuto un incarico diretto dalla Procura di Bergamo. La notizia da lui data circa la corrispondenza di una formazione pilifera all’indagato è totalmente priva di fondamento». Lo ha detto il professor Carlo Previderè, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Università di Pavia a proposito delle notizie, circolate ieri in serata, sul fatto che peli con il Dna di Massimo Giuseppe Bossetti, fossero stati trovati sul corpo della ragazza uccisa.

Le analisi dell’equipe di genetica «sono ancora in corso e, conclusi gli accertamenti,depositeremo una relazione» ha continuato Previderè, che ha aggiunto: «Degli accertamenti me ne sto occupando io assieme ad una collega e il professor Buzzi non ha avuto alcun incarico in questo senso».

«Noi abbiamo ricevuto dalla Procura di Bergamo - ha chiarito Previderé - un incarico di consulenza ad ampio raggio, gli ulteriori accertamenti sono ancora in corso e li sto eseguendo io assieme ad una collega». Il professore ha spiegato che delle tracce biologiche trovate sugli indumenti di Yara «se ne sono occupati i Ris».

Le dichiarazioni arrivano dopo le rivelazioni televisive, poi smentite. Protagonista proprio il professor Fabio Buzzi, responsabile dell’Unità operativa di Medicina legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia. Il suo dipartimento è stato incaricato dalla Procura della Repubblica di Bergamo di analizzare i reperti (peli e capelli) sopra e intorno al corpo di Yara Gambirasio, ritrovato nel campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011. La relazione ufficiale sugli accertamenti – a cui ha preso parte anche il consulente della famiglia Gambirasio, il genetista forense Giorgio Portera – sarà depositata a breve sul tavolo del pm Letizia Ruggeri. I test di laboratorio hanno già stabilito che fra queste formazioni pilifere ci sono anche diversi peli umani. Gli esperti di Pavia sono stati incaricati dagli inquirenti di stabilire a chi appartengano: a «Ignoto 1» o ad altri? Nulla di più era trapelato, fino a venerdì sera alle 18,45 , quando in un comunicato l’ufficio stampa Mediaset «lanciava» le prime anticipazioni di un’intervista rilasciata dal professor Buzzi al giornalista Giorgio Sturlese Tosi, inviato della trasmissione «Segreti e Delitti», condotta su Canale 5 dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Nell’intervista il professor Buzzi sembra confermare in maniera inequivocabile che fra quelli analizzati ci sono anche peli di «Ignoto 1». La conseguenza di tali dichiarazioni è forte: si tratterebbe di una novità clamorosa e di un pesante indizio in più a favore della procura contro Massimo Bossetti, finora accusato «solo» dalle tracce biologiche di probabile sangue scoperte su slip e leggings di Yara.

Ecco un estratto dell’intervista a Buzzi diffuso da Mediaset. «Nel vostro lavoro avete potuto riscontrare il suo Dna (di Ignoto 1, ndr) anche su questi reperti piliferi?» è stata la domanda dell’inviato di Canale 5. «Esattamente», ha risposto in video il professor Buzzi, che ha aggiunto: «E quindi questo dà maggior forza ovviamente a chi dovrà poi procedere all’identificazione personale, che a noi non riguarda, nel senso di individuare nome e cognome. Perché l’aver trovato tracce di materiale biologico addosso agli indumenti di Yara, oltre che formazioni pilifere apposte sugli indumenti, è chiaro che dà una forza evidentemente, intuitivamente maggiore a questi due riscontri». Il giornalista aggiunge «Si trattava di peli o di capelli?». E Buzzi: «Noi non facciamo delle distinzioni». L’inviato Mediaset incalza: «Noi siamo assolutamente certi che i peli o i capelli di Ignoto 1 erano lì su Yara?». La risposta di Buzzi: «Esattamente. E questo rafforza l’altra indagine condotta collateralmente sulle cosiddette macchie, sul materiale biologico invece apposto, assorbito dagli indumenti».

La notizia viene subito interpretata dagli organi di informazione per quello che appariva a seguito di tali dichiarazioni (clamorosa) e viene dunque battuta a raffica dalle agenzie di stampa e dai portali on-line di tutta Italia: «Contro Bossetti non c’è solo il dna sugli indumenti di Yara, ma ci sono anche tracce pilifere».

Poco più di un’ora dopo, verso le 20, ecco arrivare il colpo di scena: il professor Buzzi corregge il tiro e smentisce. «Non so se mi sono espresso male io, e in tal caso me ne dolgo – ha dichiarato Buzzi a L’Eco di Bergamo – oppure se c’è stato un fraintendimento con il giornalista che mi ha posto le domande, ma devo precisare che il confronto tra le formazioni pilifere e il dna di Ignoto 1 è tuttora in corso, non è concluso».

Infine, sulla rettifica arriva anche il suggello degli inquirenti, affidato a un lancio dell’Ansa delle 22,19 : «Non risultano risultati sulla comparazione di peli ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio che siano riconducibili a Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore arrestato per l’omicidio della tredicenne». Poi anche la dichiarazione di Carlo Previderè.

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