Il caso della cava di Alzano
A giudizio l’ex sindaco Anelli

Rinvio a giudizio per Roberto Anelli e Alessandro Colombo, assoluzione per Elisabetta Nani in merito all’inchiesta sulla ex cava di Alzano. Il sindaco di Alzano e consigliere regionale della Lega Nord Anelli è accusato di omissione d’atti d’ufficio.

Rinvio a giudizio per Roberto Anelli e Alessandro Colombo, assoluzione per Elisabetta Nani in merito all’inchiesta sulla ex cava di Alzano. È questo quanto emerso in tribunale a Bergamo nella giornata di mercoledì 4 dicembre durante l’udienza preliminare, dopo che il pm Franco Bettini ha chiuso l’inchiesta lo scorso maggio, chiedendo il rinvio a giudizio per l’ex sindaco di Alzano e consigliere regionale della Lega Nord Anelli, accusato di omissione d’atti d’ufficio.

La storia è quella dell’ex cava di via Fornaci, dove la ditta proprietaria dell’area, la Ediltironi srl di Alzano, è autorizzata a gestire un impianto per recupero di materiali inerti (vengono frantumate pietre per farne materiale edile). Un ristoratore, Vinicio Morlotti, titolare di un locale a Ranica ma residente

sulla collina che sovrasta l’ex cava, aveva fatto notare il pericolo della caduta massi e problemi di sicurezza per gli operai che vi lavorano.

Nel corso degli anni Morlotti aveva sollecitato più volte il Comune di Alzano, che aveva emesso due ordinanze, nel 2004 e nel 2009, indicando al proprietario Ediltironi una serie di interventi per la messa in sicurezza del sito. Per Morlotti, tuttavia, gli interventi non sono sufficienti: il ristoratore ingaggia così un geologo che rileva «una possibile repentina evoluzione del dissesto che coinvolge il fronte dell’ex cava, sotto forma di rapido allargamento della frattura posta a pochi metri dal ciglio superiore». La relazione dell’esperto finisce in procura. E così l’allora sindaco Anelli, insieme a due architetti del Comune - Colombo e Nani -, finisce nel registro degli indagati perché non avrebbe adottato provvedimenti urgenti e contingenti per far rispettare le sue ordinanze.

A marzo Anelli era stato interrogato dal pm Bettini: spiegò che, con le due ordinanze firmate per la messa in sicurezza, poi realmente applicate, aveva fatto tutto quanto era in suo potere. All’ex primo cittadino viene contestato però di aver omesso provvedimenti urgenti per far rispettare le sue ordinanze. Un’ordinanza urgente l’aveva firmata il 22 marzo scorso, a seguito di un sopralluogo effettuato dai tecnici comunali e dalle parti in causa, il giorno precedente. Con il provvedimento si inibiva l’accesso al piazzale dove è situato il frantoio e di fatto s’impediva a Ediltironi di lavorare. «Un provvedimento precauzionale», aveva spiegato Anelli.

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