Crisi, Lega battuta in Aula
Conte al Senato martedì 20

Deciso il calendario della crisi. Non passa la proposta leghista di anticipare a l 14 agosto la sfiducia al premier Giuseppe Conte, che invece sarà in Aula il 20. Ma è stata bagarre in Senato. Il ministro dell’Interno Salvini attacca Renzi e «apre» ai Cinque Stelle sulla riforma, ma arriva il No di Forza Italia alla lista unica con la Lega.

Il Senato ha votato dimostrando in maniera plastica la nuova geometria del Parlamento: da una parte il Carroccio, Forza Italia e Fratelli d’Italia che votano compatti per la modifica del calendario. Dall’altra Pd, M5S e LeU che invece votano contro. È quindi l’asse Pd-grillini che argina, almeno per ora, l’attacco a testa bassa della Lega. Da registrare il voto dell’ex pentastellato Martelli, ora gruppo Misto, che vota con il centrodestra.

M5S attende di capire meglio dove la mossa di Salvini porterà. Ma intanto gridano al bluff. Tanto più che la Camera calendarizza il voto sul taglio dei parlamentari il 22 agosto, cioè in teoria dopo il discorso del premier Giuseppe Conte in Senato che dovrebbe aprire la crisi di governo. Votare la legge prima non era possibile, sia perché le comunicazioni del presidente del Consiglio hanno rango fiduciario e quindi precedenza su tutto il resto, sia perché il ddl costituzionale deve ancora passare in commissione. Dunque, sia in ambienti M5s che in ambienti Pd si giudica la legge sostanzialmente «morta».

A meno che, con un colpo di coda, martedì la Lega decida di confermare la fiducia a Conte. In quel caso si potrebbe approvare la riforma e poi andare a votare dopo la sua entrata in vigore, non prima di sei mesi. Circola perciò la voce che il leader della Lega potrebbe stringere un patto con Di Maio e ritirare la sfiducia a Conte. Una retromarcia clamorosa dalla crisi di governo. Ma fonti leghiste smentiscono. In ambienti vicini al presidente del Consiglio spiegano che per ora non sembra cambiare niente: a meno di colpi di scena, martedì Conte sarà in Aula al Senato e, se la Lega non farà marcia indietro, prenderà atto - magari dopo il voto di alcune risoluzioni - del venir meno dei numeri per la fiducia e si presenterà al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Come ultimo atto da premier in carica, potrebbe designare il futuro commissario europeo.

Quel che è certo, è che la mossa di Salvini sul taglio dei parlamentari mira a frenare il lavoro in corso tra M5s e Pd per un governo di legislatura. È un cantiere aperto. Al Nazareno restano convinti che il «sentiero è molto stretto». E Zingaretti prepara il partito allo scenario del voto a ottobre, mobilitando circoli e volontari.Mercoledì in direzione potrebbe emergere la volontà di una netta maggioranza del partito perché si esplori, anche oltre la proposta iniziale di Renzi, un tentativo serio d’intesa con il M5s.

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