Il dramma di Cerro di Bottanuco
«Si faccia chiarezza sulle società»

«Il movente che ha portato al dramma è ancora da approfondire nei dettagli, in particolare riguardo al valore delle quote societarie». Parole dell’avvocato Benedetto Bonomo, che assiste i familiari di Domenico Magrì, l’imprenditore ottantunenne di Cerro di Bottanuco.

«Il movente che ha portato al dramma è ancora da approfondire nei dettagli, in particolare riguardo al valore delle quote societarie». Parole dell’avvocato Benedetto Bonomo, che assiste i familiari di Domenico Magrì, l’imprenditore ottantunenne di Cerro di Bottanuco che giovedì a Segrate ha ucciso il socio in affari Carmelo Orifici, 68 anni, di Cassina De’ Pecchi, per poi tornare a casa, rivolgere l’arma contro sua moglie Maria Artale, 82 anni, e infine contro se stesso.

La cieca follia che ha armato la mano di Magrì sembra fosse scaturita dalla rabbia per una trattativa che faticava ad andare in porto. L’imprenditore di Cerro voleva farsi liquidare dal socio Orifici. Deteneva quote in varie società per una trentina di milioni, ma pare che Orifici gliene avesse proposti solo uno e mezzo. «Ai familiari di Magrì, che assisto, queste cifre per il momento non tornano - spiega l’avvocato Bonomo - ci aspettiamo che gli inquirenti svolgano indagini per approfondire questo punto e cercare di capire come stava esattamente la situazione».

Bonomo se la prende poi con i carabinieri: «È vero, come abbiamo appreso dai giornali, che dopo il primo delitto hanno atteso il passaggio dell’auto di Magrì al casello, invece che aspettarlo sotto casa sua? Ritengo - osserva il legale - che si sia trattato di un errore grave: se lo avessero atteso sotto casa, forse avremmo due morti in meno e un processo da celebrare».

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