Il Viminale delude i sindaci
Nulla di fatto contro le slot

Burocratese stretto per dire niente, o meglio, poco. Sforzandosi di leggere tra le righe, si coglie che al momento in materia di ludopatia non cambia nulla. È la risposta arrivata al Consiglio dei sindaci dell’Asl di Bergamo sul fenomeno slot.

Burocratese stretto, in tre pagine fitte fitte di parole, per dire niente, o meglio, poco. Sforzandosi di leggere tra le righe, si coglie che al momento in materia di ludopatia non cambia nulla. È la risposta arrivata al Consiglio dei sindaci dell’Asl di Bergamo che lo scorso 13 novembre aveva inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e all’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, il «Documento dei Comuni bergamaschi per il contrasto al gioco d’azzardo», sottoscritto da 181 paesi orobici.

Un testo semplice nella forma e nella sostanza: pochi fogli che, richiamando le ricadute economiche, sociali e morali del dilagare della malattia del gioco, invocavano una legge che desse ai sindaci più poteri per arginare il fenomeno. «Ci aspettavamo una presa di posizione forte», commenta Leonio Callioni, presidente del Consiglio dei sindaci, che non si dà per vinto: «Continueremo con la campagna di sensibilizzazione».

L’obiettivo del «Documento dei Comuni bergamaschi per il contrasto al gioco d’azzardo» era chiaro: «Sottoporre una serie di richieste ai rappresentanti politici nazionali e regionali nella speranza di ottenere una revisione della normativa vigente che contemplasse il potere di veto dei sindaci». Esposto il quadro dell’azzardo in Italia, in Lombardia e nella provincia di Bergamo, si sollecitava una legge che prevedesse «l’obbligatorietà di un parere del sindaco prima che venga concessa autorizzazione ad aprire nuove sale e l’installazione di macchinette nei locali pubblici» e un «vero e proprio potere di veto in virtù della tutela della salute e del benessere delle proprie comunità». A ciò si aggiungeva il divieto di pubblicità, il divieto di aprire sale slot in centro a paesi o vicino a istituti scolastici, il divieto all’accesso al gioco ai minori, e l’istituzione di massicce campagne di informazione. E infine: «Il coinvolgimento di tutte le istituzioni preposte alla tutela della salute allo scopo di prendere in carico e curare il problema quando questo si presenta, stante le difficoltà di organizzare la riabilitazione dei soggetti patologici».

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 13 gennaio

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