Imprenditore evade l’Iva
La crisi non gli evita la condanna

La sua azienda è in crisi di liquidità, messa in ginocchio dalla recessione: così lui, imprenditore edile di Bergamo, non è riuscito a versare l’Iva dovuta allo Stato. Ma la crisi economica non sempre basta ad evitare una condanna.

La sua azienda è in crisi di liquidità, messa in ginocchio dalla recessione: così lui, imprenditore edile di Bergamo, non è riuscito a versare l’Iva dovuta allo Stato. Ma la crisi economica non sempre basta ad evitare una condanna.

Crediti non riscossi, drastica diminuzione dei ricavi a fronte di pesanti situazioni debitorie: sono alcuni dei motivi che, di questi tempi, hanno reso talvolta più morbida la mano dei giudici, determinando anche assoluzioni a favore di imprenditori impossibilitati a versare il dovuto all’Erario. Non è andata così per l’imprenditore in questione, condannato a due mesi e 20 giorni di reclusione (convertiti in 3.040 euro di pena pecuniaria) per aver omesso di versare l’Iva riferita all’anno d’imposta 2007, per un ammontare di oltre 150 mila euro.

L’imprenditore, nel maggio di quest’anno, era già stato raggiunto da un decreto penale di condanna, a cui però aveva fatto opposizione, chiedendo di essere giudicato con rito abbreviato. La questione è giunta così di fronte al giudice dell’udienza preliminare, Ezia Maccora. La difesa sosteneva la mancanza dell’elemento soggettivo del reato: è vero che l’imprenditore non ha pagato l’Iva – ammettevano i legali in sostanza – ma non l’ha fatto con dolo, bensì per causa di forza maggiore, ovvero per l’assenza di liquidità determinata dalla crisi. Un dato su tutti: nel 2005 l’impresa aveva un volume d’affari da 5 milioni di euro, nel 2002 ridotti a 2,2.

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