La mamma della neonata trapiantata
«Ora la mia piccola avrà un futuro»

«Ho sperato con tutte le mie forze che arrivasse quella telefonata, stavo riposando con la mia piccola, quando ho sentito il trillo del cellulare. "Armela, c'è il fegato giusto per la bimba", mi hanno detto quando ho risposto».

«Ho sperato con tutte le mie forze che arrivasse quella telefonata, stavo riposando con la mia piccola, quando ho sentito il trillo del cellulare. "Armela, c'è il fegato giusto per la bimba", mi hanno detto quando ho risposto. E ho pianto, pianto disperatamente, di gioia, tanto che neppure sono riuscita a rispondere alla dottoressa che mi rassicurava: "Andrà tutto bene". Mezz'ora dopo ero davanti alla sala operatoria».

È giovanissima Armela Koroveshi, 24 anni, albanese di Tirana: il suo viso da ragazzina ora è sereno, da venerdì scorso la sua piccola, Fiona, appena 9 mesi, ha un fegato nuovo, strappata a morte certa dall'équipe di Michele Colledan, direttore del Dipartimento di Chirurgia degli Ospedali Riuniti, che le ha trapiantato un fegato nuovo (con tecnica «split», cioè una parte dell'organo di un solo donatore di 20 anni morto a Genova, l'altra ha salvato un adulto trapiantato a Padova).

Armela a Bergamo ci è arrivata disperata: la sua bambina Fiona era nata con una malformazione, atresia delle vie biliari; in sostanza, la bile non drenata uccideva il suo fegato e un intervento particolare, che doveva creare un «ponte» con un'ansa intestinale, effettuato in Albania, non aveva avuto buon esito.

«I medici dell'ospedale di Tirana erano stati chiari: per Fiona non c'erano più di tre mesi di vita. L'unica speranza era un trapianto di fegato: e in Albania non ci sono né mezzi né preparazione scientifica, i trapianti non si fanno – racconta Armela –. Io commessa, mio marito Ervis cameriere: mi hanno detto di andare in cliniche all'estero, ma con quali soldi avrei mai potuto salvare Fiona? È stato un incontro casuale, a Tirana, con la madre di una ragazzina malata di leucemia curata ai Riuniti di Bergamo e aiutata dall'associazione Alba, che riunisce gli albanesi d'Italia, a indicarmi la strada per la speranza. Non ci ho pensato due volte: ho preso l'aereo, con la mia bimba malata e sono venuta a Bergamo».

Fiona, uno scricciolo di appena 9 mesi, sta migliorando di ora in ora, dopo il trapianto. .

Leggi di più su L'Eco in edicola giovedì 1° settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA