La mezza maratona con il Parkinson
«Ma ora ho un sogno: New York»

«Vede qui nelle foto? Quello sono io». Diego in vetta, Diego che scala, Diego su una parete a picco sul mare. «Ho sempre fatto sport e questo mi ha aiutato quando mi è arrivata addosso la malattia, il Parkinson. Ho fatto il calciatore e l’alpinista. Ma quello che è successo dopo, quando mi sono messo a correre, mi ha fatto rinascere».

Diego ha un sorriso che spalanca un po’ alla volta, un lieve tremolìo alla mano destra che tiene a bada senza nasconderlo, un oceano di pudore quando ne parla e due occhi che ridono quando racconta della sua nuova vita, la sua ultima folgorazione. Ventuno chilometri e cento metri di corsa.

«La mezza maratona. Non l’avevo mai fatta, non ci avevo mai pensato. L’idea mi è venuta in palestra, all’inizio sembrava una follia, ora sto già pensando alla prossima. Ma voglio abbassare quel tempo». Un’ora, 45 minuti, 17 secondi alla sua prima mezza maratona, quella di Bergamo, qualche settimana fa. Un quarto d’ora sotto il muro fissato delle due ore, 496° al traguardo su 979.

Papà Silvio che ha fatto il terzino nella De Martino dell’Atalanta e la moglie Paola che «non ha mai fatto sport» sgranano gli occhi. Diego sorride. «Il giorno dopo in palestra mi hanno fatto una gran festa, ma io volevo fare meglio. Una settimana prima della gara ne ho fatta una per allenarmi e mi hanno detto che ero matto. Ma io ora sono felice, sono di nuovo un atleta. A tutte le persone nelle mie condizioni dico: uscite, muovetevi, fate sport. La vita cambia, io lo so». E ora il sogno è la maratona di New York.

La vita di Diego Ortelli, 41 anni, è cambiata quattro anni fa, subito dopo il matrimonio con Paola. Una giornata come altre in montagna col Cai, lui, i suoi allievi in cordata. Poi all’improvviso uno strano tremolìo alla mano destra, una sensazione di debolezza al braccio. «Pensavo fosse stanchezza, ma un allievo che fa l’infermiere mi consiglia di farmi vedere da un medico». Diego lo fa. Esami, risposta. «Parkinson».

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