Letta-Renzi: breve e gelido
il passaggio delle consegne

Non poteva che finire così: una breve e gelida stretta di mano, in una cerimonia di passaggio delle consegne a palazzo Chigi che più veloce e imbarazzante di così è cosa difficile ritrovare negli archivi del Palazzo.

Non poteva che finire così: una breve e gelida stretta di mano, in una cerimonia di passaggio delle consegne a palazzo Chigi che più veloce e imbarazzante di così è cosa difficile ritrovare negli archivi del Palazzo.

Forse superata in asprezza solo da Bettino Craxi quando - era il 18 aprile dell’87 - a palazzo Chigi per consegnare la campanella a suo successore Amintore Fanfani neppure si presentò. Questa volta la cerimonia, se così si può chiamare, c’è stata: una pura formalità che i due protagonisti hanno eseguito senza mai guardarsi negli occhi.

La consegna della campanella che segnala l’inizio del consiglio dei ministri, il rituale che testimonia il passaggio delle consegne, è avvenuta in modo così rapido che è riuscita a cogliere di sorpresa anche le telecamere del servizio di diffusione delle immagini di palazzo Chigi.

Enrico Letta lo si vede evitare in tutti i modi di incrociare lo sguardo di Matteo Renzi: guarda le telecamere, guarda in basso, guarda la campanella. Poi quando si tratta di darsi la mano scappa via: anzi si è già girato verso la via d’uscita mentre sta ancora stringendo la mano al suo successore.

Di pari, quasi, l’imbarazzo per il saluto tra i sottosegretario uscente, Filippo Patroni Griffi, e Graziano Delrio. Il quale, poi, cercherà di minimizzare l’accaduto: un passaggio di consegne gelido? «Davvero? Non me ne sono accorto, non mi sembra..».

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