Parenzan, sospesa la sedazione
ma nessun segno di risveglio

Resta molto grave la situazione clinica del professor Lucio Parenzan, ricoverato da venerdì scorso in Terapia intensiva dell’ospedale di Bergamo. Nonostante i medici abbiano sospeso la sedazione, non vi sono segni di risveglio.

Resta molto grave la situazione clinica del professor Lucio Parenzan, ricoverato da venerdì scorso in Terapia intensiva dell’ospedale di Bergamo. Nonostante i medici abbiano sospeso la sedazione, non vi sono segni di risveglio.

L’arresto respiratorio, con conseguente ipossia grave, ovvero mancanza di ossigeno, ha provocato un arresto cardiaco prolungato. Parenzan, alla soglia dei 90 anni, è stato subito ricoverato al Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La notizia era già nota a «L’Eco di Bergamo», ma per rispettare la volontà della famiglia si era scelto di non pubblicare nulla. Lunedì 20 gennaio la direzione ospedaliera ha diramato un comunicato ufficiale: «Gravi ma stabili le condizioni del professor Lucio Parenzan, ricoverato da venerdì scorso in prognosi riservata nella Terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII. Il prossimo aggiornamento è previsto per martedì pomeriggio».

I familiari, a stretto contatto con i medici, hanno già ufficializzato, per averle da tempo conosciute e condivise, le volontà dell’illustre cardiochirurgo: qualora la sua situazione, già critica, dovesse precipitare e sussistessero le condizioni mediche e cliniche previste, non ci sarebbero ostacoli a che Lucio Parenzan entri nel programma di donazione degli organi. Una volontà che appare come logica conseguenza di tutta la vita del grande cardiochirurgo: oltre 350 trapianti di cuore in più di trent’anni di attività.

«In seguito all’arresto respiratorio, i familiari hanno immediatamente chiamato il 118 e già in casa sua Parenzan è stato sottoposto a tutte le manovre di rianimazione necessarie e intubato – ha spiegato il direttore della Terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII – . Il cuore si è ripreso quasi subito, e il professor Parenzan, proprio perché tra gli organi è il cervello a soffrire di più in caso di ipossia, è stato immediatamente posto in ipotermia terapeutica. Per spiegare in modo chiaro per tutti, la procedura adottata per il professor Parenzan è stata identica a quella seguita nei giorni scorsi per il campione di Formula 1 Michael Schumacher. È stato in sostanza messo in coma farmacologico, questo perché in un paziente che si è trovato in condizioni di ipossia, e che per questo potrebbe aver subito danni cerebrali, va indotto un rallentamento del metabolismo basale, per aiutare gli organi a riprendersi».

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