Processo Brebemi, Locatelli:
«Proverò la mia innocenza»

«Avevo 368 dipendenti, ancora in 209 non hanno il lavoro, per colpa di questa inchiesta. Ho riguardato la lista, per arrivare preparato in Tribunale». Pierluca Locatelli esce dall’aula del palazzo di giustizia di Brescia, nel corso di una pausa dell’udienza preliminare.

«Avevo 368 dipendenti, ancora in 209 non hanno il lavoro, per colpa di questa inchiesta. Ho riguardato la lista, per arrivare preparato in Tribunale». Pierluca Locatelli esce dall’aula del palazzo di giustizia di Brescia, nel corso di una pausa dell’udienza preliminare – la prima – che lo vede imputato insieme ad alcuni suoi collaboratori, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti nel sottofondo stradale dell’autostrada Brebemi.

Appare sereno e accenna un sorriso, a metà tra lo scettico e il sarcastico: «Io comunque vado avanti, mi difenderò fino in fondo: non c’è stato alcun traffico illecito di rifiuti. Non ce l’ho con i pm, ma con chi ha materialmente svolto le indagini: se avessero verificato meglio, avrebbero scoperto che il materiale che portavo in Brebemi non era rifiuto, ma materiale trattato».

I carabinieri del nucleo investigativo di Brescia appurarono (seguendoli) che i camion del gruppo Locatelli – che aveva l’appalto per il sottofondo stradale di Brebemi nei cantieri di Cassano d’Adda e Fara Olivana con Sola – prelevavano scorie di fonderia alla Portamb di Mazzano (Brescia), per poi portarle all’impianto della Locatelli a Calcinate, località Biancinella. Ma sostavano talmente poco – è la tesi dell’accusa – da risultare evidente che la tappa non serviva per sottoporre il materiale a trattamento, bensì solo per cambiare la bolla di trasporto.

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