«Ratzinger, anziano saggio e santo»
Un anno fa la rinuncia di Benedetto XVI

Un anno fa, l’11 febbraio Benedetto XVI annunciò al mondo la sua storica rinuncia al pontificato. «Quanti seguivano papaRatzinger più da vicino avevano capito che da tempo stavapensando, pregando e riflettendo sulla decisione di rinunciare».

Un anno fa, l’11 febbraio Benedetto XVI annunciò al mondo la sua storica rinuncia al pontificato. «Quanti seguivano papa

Ratzinger più da vicino avevano capito che da tempo stava

pensando, pregando e riflettendo sulla decisione di rinunciare.

E la rinuncia è stato un grande atto di governo». Lo ha detto

padre Federico Lombardi, per sette anni portavoce di Benedetto XVI.

IL GESTO DELLA RINUNCIA

«Erano secoli - argomenta padre Lombardi ai microfoni di Radiovaticana - che non si aveva una rinuncia da parte di un Papa e quindi per la grandissima maggioranza delle persone si trattava di un gesto inusitato e sorprendente. In realtà, per chi accompagnava più da vicino Benedetto XVI, si era capito che aveva una riflessione su questo tema, e lo aveva detto già esplicitamente nella sua conversazione con Peter Seewald, qualche tempo prima - diverso tempo prima. E quindi, era un tema su cui egli pregava, rifletteva valutava, faceva un suo discernimento spirituale».

UN GRANDE ATTO DI GOVERNO

«È quello - prosegue il padre gesuita - di cui ci ha dato poi atto e ci ha dato come un rapporto sintetico nel giorno della sua rinuncia, in quelle parole brevi ma densissime che spiegavano in modo assolutamente adeguato e chiaro i criteri in base a cui aveva preso la sua decisione. Quello che io dico - e ho detto già allora - è che mi sembrava un grande atto di governo, cioè una decisione presa liberamente che incide veramente nella situazione e nella Storia della Chiesa. In questo senso è un grande atto di governo, fatto con una grande profondità spirituale, una grande preparazione dal punto di vista della riflessione e della preghiera; un grande coraggio perché, effettivamente, trattandosi di una decisione inusitata, potevano esserci tutti i problemi o i dubbi sul che cosa avrebbe significato, come riflessi, come conseguenze per il futuro, come ricezione da parte del popolo di Dio o del pubblico».

SI ERA PREPARATO ALL’ANNUNCIO

«La chiarezza con cui Benedetto XVI si era preparato a questo gesto - ha aggiunto padre Lombardi - e, direi, la fede con cui si era preparato, gli ha dato la serenità e la forza necessaria per attuarla, andando con coraggio e con serenità, con una visione veramente di fede e di attesa del Signore che accompagna continuamente la sua Chiesa, incontro a questa situazione nuova che egli ha vissuto in prima persona, per diverse settimane, e poi la Chiesa ha vissuto con l’avvicendamento e l’elezione del nuovo Papa, come tutti sappiamo. Ecco: quindi, si è verificato in pieno questo senso di accompagnamento della Chiesa in cammino da parte dello Spirito del Signore».

MAI TIMORI PER LA COMPRESENZA DI DUE PAPI

«Mai avuto timore sulla nuova situazione della compresenza di un papa emerito e un papa regnante: se il papato “è servizio e non potere”, ha osservato padre Federico Lombardi, non ci sono timori di questo tipo. A me sembrava assolutamente chiaro che non ci fosse da avere assolutamente nessun timore. Perché? Perché la questione è quella del fatto che il papato è un servizio e non è un potere. Se si vivono i problemi

in chiave di potere, allora è chiaro che due persone possono avere difficoltà a convivere perché può essere difficile il fatto di rinunciare ad un potere e convivere con il successore. Ma se si vive tutto esclusivamente come servizio, allora una persona che ha compiuto il suo servizio davanti a Dio e in piena coscienza passa il testimone di questo servizio ad un’altra persone che con atteggiamento di servizio e di piena libertà di coscienza svolge questo compito, allora il problema non si pone assolutamente! C’è una solidarietà spirituale profonda fra i Servitori di Dio che cercano il bene del popolo di Dio nel servizio del Signore».

UN RICORDO PERSONALE

Padre Lombardi racconta anche «un piccolissimo ricordo personale: soprattutto nei primi tempi del Pontificato, - ricorda - ogni volta che c’era un’udienza e io passavo a salutare il Papa, come abituale mi dava un rosario, perché succede spesso che si dia un’immagine, un rosario, una medaglia. E ogni volta che il Papa mi dava un rosario diceva: Anche i preti devono ricordarsi di pregare. Ecco, questo non l’ho mai

dimenticato, perché manifestava così, in un modo molto semplice, la sua convinzione e la sua attenzione al posto della preghiera nella nostra vita, anche e in particolare nella vita di chi ha compiti di responsabilità nel servizio del Signore».

Benedetto XVI dopo la rinuncia non vive più una «dimensione pubblica», come aveva annunciato, ma non per questo vive «isolato»: ha una vita di rapporti, incontri, scambi spirituali, e tra questi con il successore papa Francesco.

RATZINGER, ANZIANO SAGGIO E SANTO

Padre Federico Lombardi parla di Ratzinger come un «anziano saggio, diciamo pure santo», che aiuta la

Chiesa e i giovani a “per andare avanti guardando con fiducia e con speranza al futuro”.

«Credo che sia giusto rendersi conto che vive in un modo discreto, senza una dimensione pubblica; ma questo non vuol dire che viva isolato, chiuso come in una clausura stretta. Svolge un’attività normale per una persona anziana - una persona anziana religiosa: quindi, una vita di preghiera, di riflessione, di lettura, di scrittura nel senso che risponde alla corrispondenza che riceve; di colloqui, di incontri con persone che gli sono vicine, che incontra volentieri, con cui ritiene utile avere un dialogo, che gli chiedono consiglio o vicinanza spirituale. Ecco, quindi: la vita di una persona ricca spiritualmente, di grande esperienza, in un rapporto discreto con gli altri”. Non c’è ovviamente “la dimensione pubblica a cui eravamo abituati, essendo il Papa, e quindi era sempre sui teleschermi, davanti all’attenzione di tutto il mondo. Questo

non c’è; ma per il resto, - segnala il padre gesuita - è una vita normale di rapporti. E tra questi rapporti, c’è il rapporto con il suo successore, il rapporto con Papa Francesco che, come sappiamo, ha dei momenti anche di incontro personale, di dialogo; uno è andato a casa dell’altro e viceversa. E poi ci sono le altre forme di contatto che possono essere il telefono o i messaggi che vengono mandati: una situazione di rapporto del tutto normale, direi, e di solidarietà. Mi pare che sia molto bello per noi, quando abbiamo quelle rare immagini dei due Papi insieme e che pregano insieme - il Papa attuale e il Papa emerito: è un segno molto bello e incoraggiante, della continuità del ministero petrino nel servizio della Chiesa».

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