Ryanair: «Orio la prima scelta
Bergamo-Roma, uno spiraglio»

La sua famiglia ha casa ad Arcene, lui a Dublino. Ma John Alborante, classe 1964, sales e marketing manager Ryanair per l’Italia (e Croazia e Grecia), Bergamo la conosce bene: «Mi sono diplomato al Lussana».

La sua famiglia ha casa ad Arcene, lui a Dublino. Ma John Alborante, classe 1964, sales e marketing manager Ryanair per l’Italia (e Croazia e Grecia), Bergamo la conosce bene: «Mi sono diplomato al Lussana». Ieri era ad Orio al Serio, impegnato in un tour de force per visitare le basi della compagnia irlandese in Italia.

Che cosa è Orio per Ryanair?

«Un punto di forza, assolutamente. La terza base del nostro network, o la seconda: dipende se consideriamo passeggeri o voli. Ad ogni modo è un partner d’eccezione, la nostra prima base nel continente europeo, visto che le altre due sono Londra Stansted e Dublino».

Però avete appena tolto il volo per Roma…


«Su questo non posso ancora commentare».

C’è poco da commentare: è sparito dal vostro orario estivo.

«Siamo ancora in fase di valutazione, stiamo lavorando. Quest’anno abbiamo pochi aeromobili e non riusciremo magari a fare tutto quello che vorremmo, ma abbiamo ricevuto molte lettere di protesta, e so che se ne sta parlando ai piani alti, per così dire».

Quindi potreste riprenderlo la prossima stagione?


«O magari rimetterlo con meno frequenze già ora. Stiamo caricando tutti i voli mano a mano che si decidono le rotte e capiamo dove sono disponibili gli aerei: c’è ancora uno spiraglio».

Manca un mese e mezzo.

«Lo so, siamo in ritardissimo e con l’acqua alla gola. E gli aerei nuovi arriveranno solo a fine anno».

Infatti per la prima volta nella vostra storia li noleggerete per la stagione estiva…


«Può essere. E sarà anche la prima volta che non incrementeremo il traffico, come sempre fatto negli anni precedenti. Gli oltre 81 milioni di passeggeri sono quasi il massimo con gli aerei che abbiamo a disposizione. Siamo un po’ legati».

Però sulla Milano-Roma pare che Michael O’Leary abbia ammesso la vittoria del treno sull’aereo: gioco e partita.

«Beh, sicuramente ha fatto il suo effetto, e non solo con noi. Ma al momento sul volo per Ciampino io resto neutrale, vediamo…».

Di certo non vedremo nuove rotte da Orio, vista la penuria di aerei.

«Abbiamo messo Atene, sacrificandone però altre: è un po’ il gioco delle tre carte. Cerchiamo comunque rotte più redditizie ed appetibili, quello sì».

Che ne pensa del decreto che penalizzerebbe i low cost?

«Sinceramente, non l’abbiamo seguito con molta attenzione: è una decisione del governo, ma ho letto che gli aeroporti hanno giustamente reagito, e noi seguiremo le loro decisioni».

Ma i low cost si sentono sotto attacco?


«Mah, diciamo che c’è una tendenza alla conservazione e che noi italiani quando vogliamo ci ricordiamo di essere molto patriottici…».

Indubbiamente i low cost sono però in una fase nuova, con prezzi più cari.


«Vero, ma sono aumentati per tutti, anche per le compagnie tradizionali. Un cambiamento è in atto, ma oggettivamente le nostre tariffe restano imparagonabili».

Ora avete pure lanciato l’operazione simpatia, anche perché ad un certo punto avevate un attimo perso il senso della misura.


«Indubbiamente, e ce ne siano resi ben conto. Ora cerchiamo di dimostrarci per quello che siamo veramente. Magari in passato qualche esagerazione c’è stata, è vero, un’immagine nuova e più accattivante verso il consumatore era necessaria. Cominciando per esempio dal sito Internet, ora decisamente meno ostico: sai che ci entri e che ci esci pure… Se poi aggiungiamo che al check-in non c’è più la signorina che stava lì col centimetro a misurare i bagagli. Scherzo, naturalmente…».

Oddio, nemmeno tanto…


«Ma sì, ammetto che qualche eccesso c’è stato».

Ora i posti sono tutti assegnati, ma bisogna pagare per stare vicini. E le famiglie?


«Partiamo da un presupposto, peggio di prima non può andare. Prima se arrivavi in ritardo sul volo ti dovevi separare anche se eri una famiglia e trovare posto dove capitava: ora lo si può prenotare tutti insieme e vicino».

Pagando…


«Sì, certo. Ma obiettivamente non tutti compreranno i posti, e quelli rimanenti verranno assegnati in modo intelligente: il sistema cercherà per esempio di darli a chi ha fatto la prenotazione insieme».

Se le dico Malpensa…


«Mmmm…»

Ci andate per tre settimane durante la chiusura di Orio, non è che poi ci restate?


«No, assolutamente. Anche se ho letto diversi articoli interessanti in materia: divertenti».

Però a Fiumicino ci siete andati.


«In affiancamento a Ciampino».

Potreste affiancare Orio a Malpensa.


«Magari tra 4-5 anni quando avremo 170 aerei nuovi e Orio dirà che non ce la fa più, non prima».

Ma Orio resta la vostra prima scelta?


«Assolutamente sì: il rapporto sta andando benissimo, è una storia di successo e non c’è motivo per cambiare. Qui abbiamo 15 macchine d’estate…».

E ne metterete di più?


«Appena arrivano quelle nuove, sicuramente».

E gli intercontinentali, sogno riposto nel cassetto?


«Ci sono oggettivi problemi, cominciando col fatto che gli aerei necessari sono bloccati fino al 2025 dalle compagnie del Golfo: li hanno presi tutti loro».

Siete ancora convinti che i low cost uccideranno le compagnie tradizionali o il mercato si dividerà in due blocchi?


«Se osservo il mercato, noto che le compagnie “di mezzo” stanno sparendo: si va verso una polarizzazione. Ad un recente convegno c’eravamo noi ed Emirates come esempi di business di successo: mi ha fatto pensare».

Ma il futuro è sempre meno low cost, come tariffe?


«Saremo sempre più low cost di chiunque altro, poi le nostre tariffe possono variare secondo il load factor: più l’aereo è pieno e più aumentano. Certo, i 0,99 centesimi di qualche anno fa sono irripetibili, ma su alcune rotte da rilanciare stiamo pensando a tariffe da 9,99».

Siamo già al low cost 3.0?


«Decisamente sì».

Me lo descrive in tre parole?


«Quelle che userebbe Michael: Ryanair, Ryanair e Ryanair».

Dino Nikpalj

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