Sulle Orobie Bergamasche
almeno cinque esemplari di lupo

I lupi sono tornati a popolare le Orobie. La conferma arriva dallo studio del dipartimento di Biologia animale dell'Università di Pavia, giunto al suo secondo anno. Cinque - forse sei - esemplari, relegati in quota dall'avanzata dell'uomo dopo aver popolato per secoli la pianura bergamasca. Non fosse stato per l'incontro fortuito tra la naturalista Silvana Gamba e uno di questi animali, avvenuto ormai sette estati fa all'ombra della Presolana, del lupo in terra orobica non avremmo ancora una fotografia.

Nemmeno le fototrappole – cui dobbiamo le poche immagini dell'orso, l'altro grande predatore tornato sulle prealpi bergamasche – hanno sinora dato risultati apprezzabili, se si esclude la parte posteriore di un esemplare immortalato mentre passa dietro un albero. Questo predatore – spiegano gli zoologi – sente a settimane di distanza l'odore dell'uomo impresso sulla fotocamera e si tiene prudentemente alla larga; di qui la difficoltà di sorprenderlo.

Il monitoraggio affidato dal Parco regionale delle Orobie ai ricercatori dell'Università di Pavia ha consentito di accertare la presenza del canis lupus attraverso altri segni inequivocabili: orme nella neve e nel fango, peli e feci, da cui è stato possibile ricavare il Dna degli esemplari. Sulle tracce dei lupi c'è ancora una volta Chiara Crotti, la giovane zoologa nota per aver seguito il plantigrado JJ5 per tutta la sua permanenza sui nostri monti e che prima dell'arrivo del giovane orso aveva dedicato le sue energie proprio allo studio dei lupi.

Manto grigio, lunghe zampe e denti ferini, alto una settantina di centimetri al garrese, il lupo delle nostre montagne si ciba in prevalenza di camosci, ma nelle feci sono stati rinvenuti anche resti di caprioli, capre, topolini e persino semi. Caccia di notte, preferibilmente con la nebbia che ne nasconde l'odore e impedisce alle prede si sentirlo arrivare.

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