Take-away della droga sull'A8
Nei guai anche un bergamasco

Un take-away autostradale, lo hanno definito gli inquirenti. Gli spacciatori si appostavano dietro il guard-rail dell'A8 Laghi (ma a volte anche sul tratto milanese dell'A4) e guidavano gli acquirenti. Pit-stop di pochi minuti, passaggio della cocaina e via, gli automobilisti ripartivano. Guarda il video

Un take-away autostradale, lo hanno definito gli inquirenti. Gli spacciatori si appostavano dietro il guard-rail dell'A8 Laghi (ma a volte anche sul tratto milanese dell'A4) e, per telefono, guidavano gli acquirenti. Pit-stop di pochi minuti, passaggio della cocaina e via, gli automobilisti potevano ripartire.

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Gli uomini del commissariato di Rho-Pero, guidato dal vice questore aggiunto Angelino Lino Murtas, ex colonna della polizia giudiziaria della Procura di Bergamo, hanno controllato i movimenti per quasi un anno, appostati sul tetto della fabbrica dell'Alfa Romeo di Arese hanno ripreso e fotografato lo spaccio di droga collezionando 3000 immagini, hanno intercettato 4500 conversazioni telefoniche.

E alla fine sono riusciti a smantellare l'organizzazione: 13 arresti (8 in flagranza, 5 con ordinanze di custodia cautelare, di cui due ancora da eseguire), 25 indagati a piede libero (tra i quali un ventottenne di Bergamo), 40 clienti (fra cui tre bergamaschi) segnalati come assuntori alla prefettura, 50 patenti ritirate, 15 chili di sostanza stupefacente sequestrati.

A spacciare erano alcuni nordafricani, che venivano accompagnati sul posto da un italiano, Marco Scomparin, 39 anni di Rho, che - secondo le contestazioni - li riforniva anche di cibo e di ricariche telefoniche con cui tenere i contatti con gli acquirenti. Stando alle accuse, Scomparin avrebbe avuto il compito di rifornire anche altri spacciatori italiani, tre dei quali sono finiti in manette.

I 40 denunciati vengono ritenuti spacciatori di piccolo calibro. Accostavano per acquistare quantitativi sotto i 20 grammi. È il caso di A. M., 28 anni, di Bergamo, sorpreso con una dozzina di grammi di cocaina che, per l'accusa, avrebbe dovuto rivendere nella Bergamasca.

Gli acquirenti si fermavano sulla corsia di emergenza, spesso fingendo guasti (alzavano il cofano delle vetture). Dal terrapieno dietro il guard-rail spuntava il pusher che consegnava la droga. La polizia filmava tutto, ma interveniva di rado: c'era infatti il rischio che spacciatore e cliente fuggissero lanciandosi tra le auto in corsa, rischio che gli agenti hanno preferito scongiurare. Erano pattuglie appostate più avanti che, avvertite dai colleghi via radio, fermavano le auto degli acquirenti. L'attività degli spacciatori andava avanti almeno dal luglio 2011.

Dalle 15 fino al calar del sole i pusher s'appostavano (non sempre nello stesso posto, però), raccogliendo ordini, tagliando e confezionando sul posto la droga e vendendola. Un'attività che arrivava a rendere anche 15 mila euro al giorno.

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