Una notte in pattuglia e un trapianto
«Con te. In bocca al lupo ragazzo...»

I soliti controlli, poi una telefonata: «E realizzi che il tuo lavoro è questo. È aiutare la gente. Noi eravamo lo Stato e lo Stato stava aiutando un ragazzo...». Il bellissimo post su Facebook di un assistente capo di polizia della questura di Bergamo.

I verbali, il solito via vai. Un’auto fermata e un’altra ancora: vita da poliziotto, in tempi difficili. La protesta, il blocco degli stipendi, lo sciopero... Ma poi arriva una telefonata e devi scortare un ragazzo in attesa di trapianto di cuore: «E realizzi che il tuo lavoro è questo. È aiutare la gente. Noi eravamo lo Stato e lo Stato stava aiutando un ragazzo...». Un racconto bellissimo nella sua semplicità quello che Raffaele «Lele» De Luca, assistente capo di polizia della questura di Bergamo, ha postato sulla sua pagina Facebook.

«Certe sere le trascorri sotto un cavalcavia a far controlli e a vivere ai confini del degrado, cercando di portare quella legalità, quello Stato, a cui molti cominciano a dar poca fiducia... Fermi una macchina, ne fermi un’altra, fai i tuoi verbali mentre combatti con le ultime fottute zanzare stanche... ».

«Poi di vien detto di andare in aeroporto perché dovrai scortare un giovane che è in attesa di essere trapiantato... Vai all’aeroporto, saluti i colleghi e ti fermi a bordo pista con l’ambulanza ad aspettare l’aereo... Nel frattempo ti senti fortunato perché ha smesso di piovere e perché puoi condividere pensieri con qualcuno di cui ti fidi».

«Poi arriva l’aereo, ma non un aereo qualsiasi, un jet dell’aeronautica militare ed il mondo sembra muoversi in un meccanismo perfetto: tutti, ma proprio tutti, stanno lavorando affinché quel giovane sull’aereo possa sopravvivere. Siamo in tanti a fare in modo che tutto vada bene... Chi si occupa dell’aspetto sanitario, chi quello morale e chi di quello normativo, ma tutti in una perfetta sinergia...».

«E poi corri verso l’ospedale con l’ambulanza che ti segue e alla quale tu fai strada... Non pensi più che farai tardi, non pensi più a te stesso ma pensi ad un estraneo che per pochi minuti deve diventare il centro della tua vita... Pensi che tra non molto riceverà un cuore nuovo e tornerà a vivere come te... O almeno lo speri... Pensi al saluto che avrà fatto ai suoi cari senza la certezza di rivederli. Pensi che alla fine nulla conta come la vita...».

«Ma ripensando a tutto quello che sta succedendo, realizzi che il tuo lavoro è questo. È aiutare la gente. Noi eravamo lo Stato e lo Stato stava aiutando un ragazzo... Non so quante persone si siano attivate per questo evento (tra l’altro molto frequente purtroppo) ma ho la certezza che tutti i singoli attori abbiano vissuto la cosa alla mia stessa maniera... Per noi, socia (Erika Monduzzi, assistente di polizia - ndr), è stata solo l’ennesima avventura. Vissuta col cuore. E per te, ragazzo di cui non conosciamo neanche il nome, in bocca al lupo».

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