Brebemi, assedio alla Bassa
Capannoni al posto dei campi

La Bassa bergamasca sta cambiando radicalmente la propria fisionomia. L’apertura dell’autostrada Brebemi ha attirato sui terreni agricoli l’attenzione di gruppi industriali della logistica, del commercio, dei trasporti, che nella pianura bergamasca trovano ampi spazi, la comodità di un collegamento rapido, la vicinanza con l’aeroporto.

Amazon è sbarcata a Casirate d’Adda, occupando 140 mila metri quadri e rendendo il paese di poco più di 4 mila abitanti il primo in Italia – secondo l’ultimo rapporto Ispra – per consumo di suolo nel 2018. La società della grande distribuzione Md sta realizzando un polo di ben 450 mila metri quadri a Cortenuova. La Logistics Capital Partners si appresta a edificare 55 mila metri quadri a Cividate al Piano. Nuove opportunità lavorative? Certo. Si tratta di verificare se sia anche occupazione di qualità, anche perché il rovescio della medaglia è la cementificazione diffusa, con un ulteriore aumento del consumo del suolo, e dell’inquinamento dell’aria, laddove esistono già realtà produttive e commerciali abbandonate.

Calcio conta 345 mila metri quadri di terreno occupati dalla sede della società di trasporti Italtrans. Il sindaco Elena Comendulli commenta: «È un dato vecchio. L’azienda è arrivata nel 2010. È vero, però, che l’A35 ha aumentato notevolmente le potenzialità di quest’area. Ora noi abbiamo aperto il dialogo con un’importante realtà della logistica, che sta valutando di insediarsi qui».

Pochi giorni fa Legambiente ha scritto all’amministrazione comunale di Cividate al Piano, chiedendo che la variante al Pgt per la realizzazione del nuovo polo distributivo-produttivo sia soggetta alla valutazione ambientale strategica, la Vas. «L’azienda – ribatte il sindaco di Cividate, Gianni Forlani – è disponibile a contribuire alla piantumazione di 5 mila e 500 nuovi alberi. Si tratta solo di trovare il posto». «Con il sindaco di Cortenuova – aggiunge – ci stiamo coordinando per un futuro insediamento molto impattante a livello di consumo di suolo, consapevoli del problema». I 55 mila metri quadrati di Cividate, in un’area attualmente verde, si sommano alla cementificazione di zone vicine, a Calcio, Cortenuova, Covo, moltiplicando l’impatto ambientale.

«Gli eventi si susseguono senza una regia», ammonisce Paolo Falbo, presidente del circolo Legambiente Serio Oglio. «Noi proponiamo il riuso di aree abbandonate e la compensazione. Per assorbire la produzione di CO2 di un’azienda di logistica e trasporti servono almeno 10 mila nuovi alberi. E si potrebbero obbligare le imprese in arrivo a produrre energia pulita per tutti, installando pannelli solari sui capannoni».

Confagricoltura Bergamo guarda con timore la situazione. Il presidente Renato Giavazzi parla di pianura ferita e aggiunge: «I Comuni aprono le porte alle aziende che promettono lavoro e movimenti commerciali e forniscono oneri, con cui le amministrazioni riescono a realizzare opere pubbliche altrimenti impensabili. Davanti alla forza commerciale di questi colossi, l’agricoltura bergamasca, che annovera eccellenze, non riesce ad avere la forza per farsi valere. Occorre, invece, coordinarsi e prevedere gli sviluppi possibili anche della mobilità elettrica, per non realizzare opere inutili». Anche Alberto Brivio, presidente di Coldiretti, è preoccupato: «Servirebbe una pianificazione che sappia guardare a tutto un territorio e non lasciata alle singole esigenze e aspettative di un Comune. Avere molto terreno agricolo non dev’essere visto come una povertà. Si parla di sviluppo solo quando si urbanizza. Un terreno cementificato è perso definitivamente, non può più essere rigenerato. I singoli Comuni non dovrebbero poter decidere impatti così importanti, che determinano la vita delle generazioni future».

Anche Olivo Foglieni, vicepresidente di Confindustria, è convinto della necessità di una regia sovracomunale, non solo per il consumo di suolo ma anche per sfruttare nel migliore dei modi queste nuove possibilità di sviluppo. «Stiamo lavorando con la sede di Treviglio dell’Università per creare percorsi in grado di formare le figure professionali richieste da queste aziende, come gli ingegneri della logistica. Non c’è offerta di lavoro solo per mulettisti. Lo sviluppo di quest’area dovrebbe essere coordinato, privilegiando il riutilizzo delle aree dismesse».

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