La crisi climatica ancora trascurata dalla narrativa

Letteratura e ambiente. Il cambiamento climatico, la degenerazione del rapporto tra uomo e ambiente non è «un» problema: appare sempre più come «il» problema. La letteratura, la narrazione, che riveste importanza nella cultura umana specie per il suo effetto-specchio, la sua capacità di far scattare l’identificazione, accrescendo la consapevolezza, si è occupata a fondo, per qualità e quantità, di un tema così decisivo?

Il cambiamento climatico, la degenerazione del rapporto tra uomo e ambiente non è «un» problema: appare sempre più come «il» problema. La letteratura, la narrazione, che riveste importanza nella cultura umana specie per il suo effetto-specchio, la sua capacità di far scattare l’identificazione, accrescendo la consapevolezza, si è occupata a fondo, per qualità e quantità, di un tema così decisivo?

Territorio della saggistica

Con l’indiano Amitav Ghosh, autore nel 2016 de «La grande cecità» (titolo eloquente), verrebbe da rispondere di no. Ambiente e clima sono più territorio della saggistica: la narrativa che ne tratta è stata perlopiù confinata nei recinti della fantascienza. Poco tempo è bastato, però, per spostare gli equilibri fra «fanta-» e «-scienza» a netto favore della seconda.

La denuncia dello scrittore Amitav Ghosh: confinata nella fantascienza

Esempio fausto in un’Italia tanto affollata di commissari, ispettori, omicidi e cadaveri, è il napoletano Bruno Arpaia. Il suo «Qualcosa, là fuori» del 2016 (Guanda) più passa il tempo e più si rivela profetico prima che fantastico. I temi attorno a cui ruota la narrazione sono cambiamenti climatici e migrazioni, inestricabilmente intrecciati (i primi causa delle seconde).

In Italia il buon esempio di Bruno Arpaia con il suo «Qualcosa, là fuori»

Protagonista è Livio, professore di neuroscienze napoletano, trasferitosi, nel 2038, a Stanford. Per le grandi città californiane, come Los Angeles o San Diego, l’unica fonte d’acqua è il Canada. Decine di navi cisterna fanno la spola fra estremo Nord ormai senza ghiacci e California. Per cause politiche, Livio è costretto a tornare in un’Italia quasi desertificata.

La migrazione verso la Scandinavia da un Paese quasi desertificato

Anche da qui, dunque, dovrà partire, con un’organizzazione che accompagna militarmente migliaia di persone verso l’estremo Nord. Gli unici territori abitabili sono rimasti, infatti, Groenlandia, Canada, Scandinavia. Una massa di «migranti ambientali», aspiranti allo status di «profughi climatici», risale un’Italia disseccata: il Lambro non esiste più, le scavatrici trivellano il letto di ciò che resta del Po, la Pianura Padana è «arida e spenta».

«Un problema troppo grande»

«Prendere sul serio l’argomento delle mutazioni climatiche – commenta lo scrittore – significherebbe non pensare ad altro 24 ore al giorno. La gente comune non ci pensa perché lo percepisce come un problema troppo grande per poter essere affrontato individualmente. Nella classe dirigente, si aggiungono gli interessi economici in ballo, una mancanza assoluta di prospettiva di lungo termine. La politica oggi, purtroppo, è a brevissimo termine, bada al consenso immediato».

Bruno Arpaia: prendere sul serio il tema significherebbe non pensare ad altro

La letteratura si occupa abbastanza di questo tema? «Probabilmente non ancora. Se ne occupa soprattutto in chiave speculativa, futuristica, quando invece ormai i fenomeni si sono resi palpabili. Quello che, secondo me, dovrebbe fare, come auspicava Ghosh, è essere meno umanocentrica, cominciare a considerare tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta. Cosa molto difficile. Mi vengono in mente autori come Jeff VanderMeer. Più recentemente la coscienza della gravità del problema sta entrando nella società e quindi anche in letteratura. A livello mondiale sono parecchi gli autori che trattano temi ambientali. In Italia, i Wu Ming hanno fatto un seminario e scritto un libro, ”Quando qui sarà tornato il mare” del 2020, che racconta del cambiamento climatico alle foci del Po. Nel 2021 è uscito “L’ultima foresta”, di Mario Garofalo, per Aboca. Vero che la grande maggioranza della produzione, da noi, è costituita da gialli e noir, ma non solo».

Rischio immediato privilegiato

Il perché di una lunga indifferenza/resistenza, è cosa molto complessa. «A livello di opinione pubblica, dipende dal fatto che noi come Sapiens abbiamo pregiudizi cognitivi che ci fanno privilegiare il pericolo immediato piuttosto che quello lento e futuro, anche se più esplosivo. Abbiamo un pregiudizio sull’ottimismo, un grado e mezzo ci sembra poco, invece è tantissimo. Fino a quando non ti capita un evento catastrofico fra i piedi, tendi a sminuirne l’importanza».

Amitav Ghosh, «La grande cecità»

Amitav Ghosh (Calcutta, 1956) è il più famoso scrittore indiano in lingua inglese. Si è cimentato con diversi generi. Con la «Trilogia dell’Ibis» ha ricostruito il periodo della guerra dell’oppio. In «La grande cecità» («The Great Derangement: Climate Change and the Unthinkable», 2016; in Italiano, Neri Pozza, 2017) mette al centro il cambiamento climatico.

Bruno Arpaia, «Qualcosa, là fuori»

Bruno Arpaia (Ottaviano, Napoli, 1957) è romanziere, giornalista, traduttore dallo spagnolo. Con «Qualcosa, là fuori» (Guanda, 2016) elegge a protagonista e motore dell’azione il tema del cambiamento climatico, che costringe il protagonista, e con lui una massa di «migranti climatici», a lasciare l’Italia per la Scandinavia.

Jeff VanderMeer, «Trilogia dell’Area X»

Jeff VanderMeer (Stati Uniti, 1968) è stato definito il maestro dell’ecofiction, del New Weird, della fiction post-apocalittica. La sua «Trilogia dell’Area X» (uscita in Italia nel 2018) è incentrata su un’agenzia che gestisce spedizioni in una zona abbandonata e disabitata degli Stati Uniti, che la Natura ha cominciato a riprendersi dopo un evento misterioso, che ha cambiato le sorti del mondo.

«Quando qui sarà tornato il mare. Storie dal clima che ci attende»

«Quando qui sarà tornato il mare. Storie dal clima che ci attende» (Alegre, 2020), è un «romanzo di racconti» di una ventina di autori, sotto il nome di Moira Dal Sito (anagramma di Mario Soldati). Protagonista il delta del Po, terre strappate al mare in secoli di bonifiche. Oggi il clima cambia e sconvolge equilibri precari. L’Adriatico tende a riprendersi quanto gli è stato tolto.

Mauro Garofalo, «L’ultima foresta»

In «L’ultima foresta» (Aboca, 2021) lo scrittore e giornalista Mauro Garofalo (Roma, 1974) rappresenta una trasformazione ambientale di cui già sentiamo gli effetti. Una famiglia, lungo la rotta balcanica, approda all’antica foresta di Bialowieza, dove si sfrenano forze naturali e barbarie degli uomini.

«Racconti del pianeta Terra»

Un’antologia sui lati oscuri della Antropocene: «Racconti del pianeta Terra», a c. di N. Scaffai (Einaudi, 2022). Il volume è diviso in quattro parti. La quarta, «L’inaudito in primo piano», è focalizzata sui cambiamenti climatici: riflessioni ecologiste di Ghosh, Zadie Smith, Franzen e uno scritto di Margaret Atwood tradotto per la prima volta in italiano.

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