La CdO invita Sestini a ritirarsi
E appoggia Imprese & Territorio

Qualcuno l'ha definito un silenzio tattico, ad altri è apparsa una pausa di riflessione in attesa che gli scenari si rasserenassero. È un fatto però che il basso profilo da parte della Compagnia delle Opere nella querelle, diventata negli ultimi giorni incandescente, per il rinnovo della Camera di commercio e del suo presidente, abbia stupito più di un osservatore. Soprattutto perché nel precedente rinnovo camerale, la CdO era stata la forza che più di ogni altra aveva rotto gli schemi, duellando a lungo con le forze economiche più tradizionali. Ora però che la frattura tra i due schieramenti, Imprese & Territorio da una parte e il polo che fa capo a Confindustria Bergamo dall'altra, si sta allargando pericolosamente, il presidente Rossano Breno decide di rompere gli indugi. La Compagnia delle Opere non ha mai aderito a uno dei due fronti, ma lo scorso luglio è entrata negli apparentamenti firmando quel famoso «accordo a tre» per il rinnovamento di largo Belotti che oggi viene pericolosamente rimesso in discussione. E oggi non ha dubbi su quale fronte sia più giusto schierarsi. Presidente Breno, il momento è delicato: non sono ancora stati resi noti i nominativi degli apparentamenti e non era mai accaduto che in vista del rinnovo, a dicembre, la Camera non avesse già la certezza del nuovo presidente.

«Non vedo particolari complicazioni per il futuro: a luglio l'accordo era fatto, per la figura di presidente si rimandava a una fase successiva, ma era ben chiaro che ci dovesse essere un superamento della fase precedente, con una maggiore condivisione delle scelte rispetto al metodo Sestini, i cui meriti peraltro sono unanimemente riconosciuti».
Quindi voi appoggiate in pieno la presa di posizione di Imprese & Territorio.
«Imprese & Territorio, che rappresenta tutte le varie anime della piccola e media impresa, ha titolo e numeri per rivendicare la scelta della presidenza della Camera di commercio. La CdO Bergamo appoggia questa linea nello spirito del documento firmato in estate, che faceva riferimento ad azioni unitarie per un'efficiente ed omogenea gestione della Camera e del suo sistema societario. Sono certo che alla fine anche Confindustria, con senso di responsabilità, aderirà a questa scelta: serve una Camera coesa per far ripartire al più presto l'economia bergamasca».
Su quest'ultimo punto ci permetta di avere più di una perplessità: le parole del presidente Mazzoleni lasciano poco spazio alle interpretazioni.

«Bisogna tornare a quest'estate: è lì che Confindustria ha sbagliato. A nostro avviso, c'è stato infatti in loro un impeto padronale nel voler sostenere da subito la candidatura Sestini, senza consultare gli altri schieramenti. Lo aveva già fatto notare in tempi non sospetti Carlo Spinetti: è stato un errore grave, logico che poi anche l'altro fronte si sia irrigidito».
Sestini intanto, da buon sportivo, ha già detto che, comunque vada, lui non si ritirerà dalla gara.

«E invece noi gli diciamo che un grande campione sa esattamente quando è l'ora di ritirarsi, nel momento di massimo fulgore, dalla Nazionale o da una grande competizione».
Va bene, ammettiamo per un attimo che Sestini getti la spugna (anche qui, conoscendolo, nutriamo serissimi dubbi): quale potrebbe essere l'identikit del suo successore, secondo la CdO?
«Non è una questione di nomi. Entro il 20 dicembre saranno resi noti i nominativi che formeranno il Consiglio: sono certo che al loro interno verrà individuata la persona giusta, in grado di far sintesi tra le varie componenti e coadiuvata da una giunta forte, capace di supportarla collegialmente con grande autorità e competenza».
Confindustria, però, obietta che al timone di largo Belotti non dovrebbe arrivare un presidente di associazione, mentre da Imprese & Territorio sembrano pensarla all'opposto.

«Io mi rifaccio sempre all'accordo a tre, dove si parlava dell'esigenza di scegliere il presidente tra gli imprenditori. Non c'erano preclusioni di nessun altro tipo e non avrebbero potuto esserci».
Sempre Mazzoleni, a proposito di un possibile allargamento della Giunta camerale, parla anche di «bassa cucina politica».
«Se allargare la Giunta significa una maggiore collegialità per il bene dell'ente, può essere un'opzione. Ripeto ancora: il nuovo corso non prevede più un uomo solo al comando, ma un lavoro condiviso. Un po' come avviene in tutte le aziende moderne: si predilige il gioco di squadra. L'alternativa è che tornino a decidere in pochissimi: una concezione da primi del Novecento che non condividiamo e che mi sembra un po' nostalgica da parte di Confindustria».

Maurizio Ferrari

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