Metalmeccanica, è crisi nera
Cassa integrazione al termine

La fine del 2009 e l’inizio del 2010 rischiano di non promettere nulla di buono per la crisi della metalmeccanica. «La situazione va peggiorando - spiega Mirco Rota, Fiom-Cgil -: siamo ormai arrivati a fine corsa per la cassa integrazione ordinaria».
L'approfondimento su L'Eco di venerdì 3 dicembre

La fine dell’anno e l’inizio del 2010 rischiano di non promettere nulla di buono per la crisi della metalmeccanica: in particolare dal punto di vista delle prospettive per le tute blu bergamasche. «La situazione va peggiorando di settimana in settimana - spiega Mirco Rota, segretario provinciale della Fiom-Cgil di Bergamo -: siamo ormai arrivati a fine corsa per la cassa integrazione ordinaria. Siamo agli sgoccioli».

Da qui, il rischio e il timore di un grande «esodo» verso la cassa integrazione speciale: «Il che vuol dire predisporre piani di riorganizzazione aziendale che, sul fronte del personale, si traducono in potenziali riduzioni d’organico. A partire dall’abitudine delle aziende di accompagnare da subito la Cigs con la mobilità volontaria: sia pur in presenza di incentivi, questo vuol dire riduzione di posti di lavoro». Rota analizza la situazione alla luce dei dati che la Fiom di Bergamo ha elaborato sulla crisi della metalmeccanica in Bergamasca.

«La fotografia che scattiamo in queste settimane è quasi la peggiore dell’anno. Ad esclusione del mese di giugno, quando ci confrontavamo con circa 24.334 lavoratori coinvolti dalle situazioni di difficoltà aziendali, ad oggi ad essere interessati da ammortizzatori sociali sono circa 24.075 lavoratori occupati in oltre 480 aziende. Quello che sorprende, analizzando la serie storica dallo scorso 2008, è l’impennata registrata in due tranche ad inizio 2009 e, poi, dalla primavera».

I dati forniti dalla Fiom di Bergamo, infatti, indicano intorno alle 6 mila unità i lavoratori interessati dalla copertura degli ammortizzatori sociali a fine 2008: che raddoppiano (all’incirca 12 mila) tra gennaio e febbraio scorsi, per poi all’incirca raddoppiare nuovamente in primavera attestandosi tra le 22 mila e le 24 mila unità. Livelli, questi, che si sono consolidati fino ad oggi.

La fotografia puntuale alla data di oggi , indica comunque il coinvolgimento nella crisi di oltre 18.700 lavoratori occupati in 390 aziende.

L'approfondimento su L'Eco di venerdì 3 dicembre

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