Abb annuncia la riorganizzazione
A rischio 248 posti di lavoro

Dalmine industriale è sotto assedio: dopo la grande emergenza alla Tenaris e quella al Maglificio Dalmine è la volta del gruppo multinazionale elettromeccanico Abb che annuncia una riorganizzazione che potrebbe costare 248 esuberi allo stabilimento bergamasco. Nell’incontro in Assolombarda l’azienda ha infatti illustrato ai sindacati un piano che prevede due poli di eccellenza in Europa: quello per la distribuzione primaria in Repubblica Ceca e quello per la secondaria a Dalmine, con conseguenti spostamenti di produzioni, che prevedono l’uscita dallo stabilimento di Dalmine della primaria che approderà nel sito di Brno in Repubblica Ceca, compensata, ma solo in parte, dall’arrivo di tutta la distribuzione secondaria.

In questo modo però è previsto un ridimensionamento degli organici del sito bergamasca. L’azienda non ha comunque aperto alcuna procedura di mobilità, dichiarando di volere un percorso condiviso con i sindacati e mostrandosi disponibile all’utilizzo della Cassa speciale. Per i sindacati si tratta di “una situazione grave” che dovrà essere approfondita con l’azienda già nel prossimo incontro del 9 dicembre.

Con un'interrogazione parlamentare il deputato bergamasco del Pd Antonio Misiani ha chiamato in causa il governo in relazione al piano di riorganizzazione presentato da ABB. Secondo Misiani «la delocalizzazione annunciata da ABB, che nella bergamasca mette a rischio 248 posti di lavoro, colpisce una realtà, quella di Dalmine, già profondamente segnata dalla crisi di Tenaris e del Maglificio. Dicono che la crisi si stia attenuando, ma l'impressione è che la nostra provincia stia perdendo, uno dopo l'altro, pezzi pregiati del proprio apparato industriale, come confermano i dati impressionanti sul ricorso alla cassa integrazione resi noti ieri dalla Fiom-Cgil bergamasca.

Di fronte a tutto questo, non si può restare con le mani in mano: le istituzioni locali e nazionali - per inciso, tutte in mano al PdL e alla Lega Nord - devono mettere da parte le chiacchiere, e passare ai fatti prima che sia troppo tardi. Serve un vero e proprio piano anti-crisi su scala provinciale, che sostenga le famiglie e le imprese in una fase congiunturale che rimane estremamente difficile».

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