Scritte ingiuriose sul volantino
Condannato un sindacalista Uil

Un volantino sindacale con parole pesanti, rivolte contro un rappresentante della Rsu e Rls (Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza) della Fiom-Cgil, ha avuto, giovedì, il giudizio che il sindacato si aspettava: il Tribunale di Treviglio ha emesso una sentenza di primo grado con cui si condanna il lavoratore e componente del Direttivo provinciale della Uilm -Uil, per il delitto di diffamazione aggravata a mezzo stampa.

Il sindacalista è stato condannato a 600 euro di multa, al risarcimento del danno per 3000 euro e al pagamento dello spese della difesa quantificati in 2.637 euro.

La vicenda risale al novembre 2007, quando in una bacheca sindacale delle Fonderie Officine Pietro Pilenga di Comun Nuovo, era apparso un comunicato che definiva «infame» il rappresentante della Fiom-Cgil Valter Albani. Assistito dall'avvocato Pamela Nodari, Albani aveva, quindi, depositato alla Procura della Repubblica una denuncia per diffamazione l'8 febbraio del 2008.

«La bacheca sindacale su cui apparve il volantino diffamante - spiega Albani, - era stata fornita dall'azienda al dipendente Uilm, malgrado non fosse membro della Rsu, dunque non ne avesse alcun diritto. In quel volantino mi si definì per iscritto ‘persona infame' a causa di una serie di segnalazioni che avevo mosso di situazioni di grave pericolo in azienda. Era quello che dovevo fare, del resto, essendo stato eletto Rappresentante dei Lavoratori alla Sicurezza. Si trattava di casi in cui verificavo il mancato rispetto da parte di alcuni lavoratori delle norme basilari della sicurezza e di specifiche direttive aziendali, mancanza che metteva a rischio l'incolumità degli altri lavoratori all'interno dei reparti. Inviavo queste segnalazioni all'azienda per raccomandata con ricevuta di ritorno. La Pilenga, però, anziché prendere misure per ripristinare la sicurezza, ha distribuito le copie delle segnalazioni ai diretti interessati, come emerso dagli atti in Tribunale. Inoltre, durante e dopo l'affissione del comunicato sindacale ho subito per quasi due anni episodi anonimi di ritorsione: dal taglio delle gomme della mia auto, a scritte infamanti su volantini e muri, fino all'introduzione di escrementi nel mio armadietto».

Ora la sentenza del Tribunale dà ragione ad Albani. Fra 15 giorni saranno disponibili le motivazioni. Da quel momento la controparte avrà 30 giorni per ricorrere in appello.

«La sentenza rende giustizia in un caso di aggressione subita da un nostro delegato, che per anni ha sopportato ritorsioni di ogni genere non solo da parte dell'azienda ma anche da parte di dirigenti e delegati sindacali» ha commentato Eugenio Borella, segretario generale provinciale della Fiom-Cgil di Bergamo.

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