Troppe liti sul formaggio Branzi
Così la pratica Dop si è arenata

E' calato il silenzio da oltre tre anni sulla possibilità di arrivare a richiedere e ottenere la Dop-Denominazione Origine Protetta per il Branzi, uno dei formaggi più tipici e conosciuti della provincia di Bergamo. Manca l'accordo fra i Consorzi.

E' calato il silenzio da oltre tre anni sulla possibilità di arrivare a richiedere e ottenere la Dop-Denominazione Origine Protetta per il Branzi, uno dei formaggi più tipici e conosciuti della provincia di Bergamo. Tregua, impossibilità di raggiungere un accordo o disinteresse da parte dei due Consorzi (Consorzio Tutela Formaggio Branzi e Consorzio dei produttori del formaggio Branzi) che a suo tempo hanno avanzato in Regione Lombardia, ognuno per conto proprio, la richiesta di Dop?

Le due pratiche sono sempre ferme in Regione, in attesa che i consorzi si parlino e arrivino a una proposta unica. Solo così si può arrivare a Roma e poi a Bruxelles, dove ottenere la Dop. Il pasticcio solleva non poche perplessità: il buon senso vorrebbe che il Branzi – un formaggio che ha oltre tre secoli di storia alle spalle – avesse un unico consorzio e soprattutto un unico marchio di identità e di protezione. Il “Consorzio Tutela Formaggio Branzi” è stato costituito nel 2005 ed è formato oggi da tre produttori (Casera Monaci di Almenno San Salvatore, Caseificio Paleni di Casazza, Caseificio Fratelli Paleni di Gromo) che insieme arrivano a produrre 250 forme al giorno, vale a dire circa 65 mila forme l'anno.

C'è poi il «Consorzio dei produttori del formaggio Branzi», a cui fanno capo la Latteria sociale casearia di Branzi (una ottantina di conferitori di latte) e la Cooperativa agricola sociale Sant'Antonio di Vedeseta. Insieme arrivano a produrre 38 mila forme l'anno. C'è infine l'azienda Monaci di San Giovanni Bianco, che per ora non aderisce a nessuno dei due consorzi, e che produce circa 20 mila forme l'anno, portando il totale della produzione del Branzi a oltre 120 mila forme. Si tratta di 1.300 tonnellate di prodotto (ogni forma pesa mediamente 11 chili) con un valore commerciale di partenza dai caseifici che si aggira sugli 8-9 milioni di euro e che al dettaglio di vendita arriva a valere 13-15 milioni di euro. Il Branzi: una realtà economica non piccola, come si può vedere, ma che – spiace scriverlo – non è unita nella denominazione e nella promozione. Questa divisione impedisce di arrivare alla Dop, marchio europeo che tutela il prodotto da imitazioni o contraffazioni. Sin che non c'è la Dop, il Formaggio di Branzi potrebbe essere prodotto anche fuori della zona attuale di produzione. E' proprio la zona di produzione l'oggetto della “guerra” tra i due consorzi.

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