Marcegaglia: «Avanti per le riforme
Non saremo più deboli senza la Fiat»

«Non saremo più deboli senza la Fiat. Andremo avanti con il nostro progetto, compatti, uniti e senza paura. Abbiamo una grande responsabilità sociale». Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea di Bergamo.

«Non saremo più deboli senza la Fiat. Andremo avanti con il nostro progetto, compatti, uniti e senza paura. Abbiamo una grande responsabilità sociale». Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea di Bergamo. Sono state le parole conclusive del suo intervento che sintezziamo.

«Sono felice di essere a Bergamo che è una delle realtà più importanti della nostra associazione per il suo prestigio in campo industriale e manufatturiero e per la sua tenuta anche in un momento di crisi come questo. Questa è una giornata molto complessa, Marchionne ha annunciato che la Fiat uscirà da Confindustria dal gennaio 2012. Noi siamo un'associazione libera, indipendente e che non ha timore di denunciare i problemi che esistono. Noi non obblighiamo nessuno a rimanere e Marchionne è libero di andarsene».

«Ma voglio sottolineare che Confindustria è un'associazione molto seria e che deve essere rispettata, rappresenta 150 mila imprese e 5 milioni e mezzo di dipendenti. Siamo la Confindustria più forte d'Europa. E abbiamo la coscienza a posto. Possiamo aver commesso errori, ma non nell'innovazione nelle relazioni industriali. Dal primo accordo interconfederale del 2009 a quello dello scorso 28 giugno in cui abbiamo ricucito lo strappo con la Cgil. Ma non siamo stati noi ad andar incontro alla Cgil, è stato il contrario. Mi viene da ridere quando sento dire che la Marcegaglia e la Camusso sono la stessa persona».

«Marchionne dice che esce da Confindustria perché con l'accordo del 28 giugno si indebolisce l'articolo 8. In realtà lo rafforza, e lo dicono illustri esperti, non Confindustria. Il nostro obiettivo continuerà ad essere quello di fare innovazioni nelle relazioni sindacali con senso di responsabilità, senza spaccare il Paese. Evitiamo ulteriori tensioni».

«Siamo in un momento difficile per il Paese, tutte le manovre del governo vanno contro la crescita e non sono orientare a ridurre le spese della politica. Ecco perché abbiamo imboccato un percorso coraggioso con l'elaborazione del documento, sottoscritto da tante associazioni, in cui indichiamo al governo le grandi riforme, anche impopolari, che devono essere realizzare per ricondurre il Paese sulla retta vita. Preciso che non ho intenzione di darmi alla politica, voglio fare l'imprenditore, ma attualmente sui mercati finanziari non siamo più credibili e bisogna reagire per non rischiare un reale impoverimento».

«Ecco perché abbiamo battuto il tasto sulle pensioni, nel senso di creare una giustizia tra le generazioni, uno non può andare adesso in pensione a 58 anni con l'80% dello stipendio perché in questo modo i giovani dovranno andare in pensione a 70 con metà stipendio. Sistemando il discorso pensioni si può anche abbassare il costo del lavoro per i giovani. Siamo anche disponibili a una tassa sui patrimoni, ma a patto che abbassino l'Irap e l'Irpef. Si deve procedere alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni, bisogna ridurre la spesa pubblica che non può essere equivalente al 52% delle entrate. Bisogna investire nella ricerca, nelle infrastrutture e nell'energia. Tutte cose che abbiamo affermato con chiarezza e che continueremo a dire».

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