La metalmeccanica e la crisi:
Bergamo sta peggio di Milano

È gelo sull'industria metalmeccanica lombarda. Nel secondo semestre del 2011 sono stati licenziati 4.109 lavoratori, altri 56.664 sono stati messi in cassa integrazione. Bergamo è la provincia più coinvolta dopo Brescia, peggio messa anche di Milano.

È gelo sull'industria metalmeccanica lombarda. Nel secondo semestre del 2011 sono stati licenziati 4.109 lavoratori, mentre altri 56.664 sono stati messi in cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Bergamo è la provincia più coinvolta dopo Brescia, peggio messa anche di Milano. Sono 10.750 i lavoratori coinvolti, il 18 per cento del totale regionale.

Ben 2.224 sono le aziende colpite dalla crisi (erano 1.994 nel semestre precedente). È quanto emerge dal 32° rapporto semestrale presentato a Milano dalla Fim Lombardia, il sindacato della Cisl del settore metalmeccanico.

«La situazione è drammatica: non solo le situazioni di difficoltà non si risolvono, ma continuano ad aggiungersene di nuove – ha affermato Nicola Alberta, segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. La Regione deve intervenire al più presto con un rinnovato impegno sulle politiche industriali e settoriali. Occorrono interventi pubblici di sostegno agli investimenti e all'accesso al credito, condizionati da programmi di consolidamento industriale e piani sociali per l'occupazione da parte delle imprese».
 
I dati relativi al secondo semestre evidenziano che tutte le tipologie di sospensione sono in preoccupante aumento: la cassa integrazione ordinaria del 54%, la straordinaria del 33%, la mobilità del 19%. In sei mesi sono ben 1.263 le aziende che hanno attivato nuove sospensioni di cigo per 35.415 lavoratori, 832 le aziende con cigs per 21.249 lavoratori sospesi e 179 le aziende che hanno proceduto a licenziamenti per 4.109 persone.

Aumenta, anche se è ancora insufficiente, l'utilizzo dei contratti di solidarietà: 97 aziende e 14.452 lavoratori nel 2011, cui si aggiungono 74 aziende e 7.649 lavoratori nel 2010. Sono quindi oltre 160 gli accordi di contratti di solidarietà stipulati dal 2010, per più di 22.000 lavoratori, segno di una nuova importante attenzione per questo importante strumento di tutela dei lavoratori.

Si riduce drasticamente la dimensione media delle imprese coinvolte da processi di crisi, che passa dai 90 addetti per impresa del 2003 ai 38 del periodo considerato, a conferma del drastico e costante coinvolgimento delle piccole aziende nei processi di crisi, come dimostrato peraltro dall'ampio utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga.

I territori maggiormente coinvolti sono quelli di Brescia (23% delle sospensioni), Bergamo (18%), Milano (16%), Brianza (10%), seguiti da Varese (6%) e Mantova (5%). Queste aree vedono la presenza di insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, con una presenza cospicua sia di grandi imprese di livello nazionale e internazionale.

Le imprese di medie-piccole dimensioni sono storicamente radicate in tutti i territori, con un coinvolgimento significativo nelle difficoltà a Milano, Varese e Lecco.

«Occorre attivare le energie e le competenze dei sistemi locali per l'analisi dei punti di criticità e l'individuazione di obiettivi e progetti di rafforzamento dei fattori di competitività, con la pianificazione dello sviluppo del territorio anche attraverso la costruzione delle reti tecnologiche - aggiunge Alberta -. Per queste ragioni la Cisl e la Fim insistono nei confronti del governo e delle istituzioni locali affinché il rigore nel controllo dei conti pubblici si accompagni a programmi di sviluppo e di crescita».

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