Nella metropolitiana di Pechino
la luce l'accende la Scame di Parre

La Pechino che avanza sottoterra e cerca vie di fuga dalla congestione delle strade ha bisogno di un po' d'Italia. La moltiplicazione delle linee metropolitane ha costretto la municipalità della capitale a scatenare i cantieri, indire appalti, attingere a tecnologia ed esperienze non solo cinesi.

La Pechino che avanza sottoterra e cerca vie di fuga dalla congestione delle strade ha bisogno di un po' d'Italia. La moltiplicazione delle linee metropolitane ha costretto la municipalità della capitale a scatenare i cantieri, indire appalti, attingere a tecnologia ed esperienze non solo cinesi.

Su due linee, la 6 terminata nel 2011 e la 8 in via di completamento entro l'anno, è stata un'azienda a guida italiana – Scame-Top, ad aggiudicarsi la fornitura la fornitura dei quadri elettrici per tutte le stazioni. Appalto vinto anche per la linea 7, che sarà inaugurata entro il 2013 con un contratto da 18 milioni di renminbi, circa 2 milioni di euro.

La Scame-Top, joint venture fra la Scame Parre spa e un socio di minoranza locale, ha avuto la meglio pure sul competitor principale, la tedesca Mennekes. Numeri d'ampiezza cinese, per l'operazione: la sola linea 6 la più lunga, conta 30 stazioni che hanno richiesto 7mila pannelli, 5 mila realizzati a Pechino dalla Scame-Top e 2mila importati dalla casa madre in Italia.

L'avventura cinese della Scame, presieduta da Giovanni Scainelli, sembra deviare dai consueti paradigmi del made in Italy nella Repubblica Popolare. A cominciare dalla collaborazione geografica, a Pechino. In Cina dal 2003, la Scame è passata attraverso la non felice esperienza di un ufficio di rappresentanza a Shanghai prima di approdare nel 2005 alla soluzione della joint venture con un partner cinese, con 10 milioni di renminbi di capitale al 70% italiano.

Ma è la scelta del socio, dopo una ricerca durata mesi, che “si è rivelata decisiva”, spiega Sergio Pinna, presidente della joint-venture. Per comprendere il mercato e selezionare le opportunità, per assicurarsi le certificazioni necessarie sul mercato interno, muoversi tra ai regolamenti notoriamente contraddittori, sfruttare le agevolazioni offerte dalla legge. La classificazione come azienda hi-tech consente di godere di tasse sugli utili del 15% anziché del 25%. Il meccanismo funziona.

La Scame –Top è pronta a portare il capitale sociale da 18 a 20 milioni di renminbi (da 2 a oltre 3 milioni di euro), il fatturato dell'anno scorso ha toccato i 28 milioni di renminbi che potrebbero quasi raddoppiare a 50 milioni nel 2012. Già ora il portafoglio ordini è a quota quasi 54 milioni, e, durante una visita a Pechino a inizio aprile, l'amministratore delegato Stefano Scainelli, ha prefigurato un incremento delle vendite del 40% su base annua per i prossimi cinque anni. La tipica scarsa fedeltà cinese dei lavoratori all'azienda viene qui contrastata con una politica seriale che aggiunge alla soglia minima fissata per legge (a Pechino si parte da 1360 renminbi mensili, sui 150 euro) un sistema di incentivi, anche con incrementi del 20%. E quando gli ordini chiamano, si ricorre a cicli produttivi di 24 ore.

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