Le imprese chiedono prestiti
«Servono per pagare le tasse»

La parte del leone la fanno le richieste di liquidità a scapito degli investimenti. Lo si scopre analizzando i dati della Confiab, il Consorzio fidi dell'Associazione artigiani di Bergamo.

Di primo acchito potrebbe quasi sembrare un fatto positivo: nel 2011 le garanzie deliberate alle imprese da Confiab, il Consorzio fidi dell'Associazione artigiani di Bergamo, risultano in calo del 5,1% rispetto al 2010. Ovvero sono passate da 176 milioni di euro a 167 milioni. E naturalmente anche le domande esaminate, ed approvate, sono diminuite: dalle 1.590 del 2010 alle 1.530 dell'anno scorso. Entrando però nel dettaglio, i dati non sembrano più così confortanti: circa 130 milioni di euro, infatti, sono richieste di liquidità pura (di cui 70 milioni sono impiegati per lo smobilizzo dei crediti commerciali), mentre «solo» 34 milioni sono destinati a investimenti (27 milioni) e finanziamenti per l'avvio di nuove imprese (7 milioni, contro i circa 5 del 2010).

«La parte del leone la fanno le richieste di liquidità - spiega Antonella Bardoni, direttore di Confiab - a scapito degli investimenti. Questo perché con ogni probabilità gli imprenditori, in una situazione di incertezza come quella che stiamo vivendo (politica, economica), frenano sugli investimenti. Ma questo non significa che gettino la spugna, anzi». Si tratta di un trend ormai in corso dal 2009, anno in cui è «esplosa» la crisi e, secondo Bardoni, ciò che bisognerebbe recuperare è un'iniezione di ottimismo, non fine a se stessa, ma per «scardinare alcune prese di posizione che incidono appunto sulla disponibilità o meno ad investire».

Andando a guardare i settori a cui sono andati i finanziamenti deliberati, in testa si collocano l'edilizia con il 21,18% e l'impiantistica con il 15,80%, seguiti dal commercio (11,76%), dalla meccanica (9,96%) e dai servizi (7,87%). In coda si trovano invece i comparti che vanno dal tessile - abbigliamento agli alimentari, fino all'oreficeria, all'ottica e foto e alle pelli. Se poi si osserva il «flusso» degli investimenti, si nota che il grosso si concentra nell'area di Bergamo (44,50%), mentre in seconda posizione si colloca il Polo di Grumello del Monte (10,60%). Seguono i Poli di Calusco d'Adda, Clusone, Romano di Lombardia, Zogno, Albino e Treviglio.

Per saperne di più leggi l'Eco di Bergamo del 30 maggio

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