Dall'Acli l'allarme per le pensioni
In pericolo i contributi volontari

Il problema degli esodati continua a suscitare disappunto e polemiche. Ilario Sabbadini, che da aprile 2010 è il direttore del Patronato Acli di Bergamo, ha raccolto le perplessità delle tante persone che si sono rivolte all'ente per avere delucidazioni in merito.

Il problema degli esodati continua a suscitare disappunto e polemiche. Ilario Sabbadini, che da aprile 2010 è il direttore del Patronato Acli di Bergamo, ha raccolto le perplessità delle tante persone che si sono rivolte all'ente per avere delucidazioni in merito.

«La questione degli esodati ha tenuto banco a livello mediatico nazionale e locale, ottenendo comprensibilmente parecchio risalto - spiega Sabbiadini - ma esiste una serie di altre categorie che potrebbero andare in deroga alla legge Monti alle quali i mezzi di comunicazione non hanno dato voce, tanto che molte delle persone interessate non sanno di essere coinvolte e tocca a noi comunicargli cosa è cambiato e cercare di rispondere ai comprensibilissimi dubbi che sollevano. Si tratta di tutti coloro che sono stati autorizzati ai versamenti volontari; in pratica tutte quelle persone che non hanno mai lavorato ma hanno versato i contributi previdenziali per quindici anni e che al compimento dei sessant'anni avrebbero dovuto riscuotere la pensione. A loro si aggiunge chi ha già maturato quindici anni di contributi e stava aspettando di raggiungere l'età necessaria».

«La legge - spiega l'esperto -, e la successiva circolare interpretativa 35/2012 dell'Inps, prevedono che dal 1° gennaio di quest'anno gli anni di contribuzione per avere diritto alla pensione sono saliti a venti, perciò chi rientra nelle due categorie di cui le ho parlato è costretto a versare i contributi per altri cinque anni, altrimenti perderà la pensione. In pratica - ed è la prima volta che succede nella storia previdenziale italiana - è stato tolto di fatto un diritto che, nel caso specifico, era stato acquisito con la legge 503 del '92, che non è stato abrogata ma nella prassi è stata superata».

«Noi come Patronato riteniamo che sia sbagliata l'interpretazione data alla 503 la quale, tra l'altro, prevedeva altre deroghe che la legge Monti ha confermato; mi riferisco ad esempio al diritto di chi ha un'invalidità uguale o superiore all'80% di ricevere la pensione a sessanta e a sessantacinque, a seconda che si tratti rispettivamente di donne o uomini; diritto che la circolare dell'Inps ha rispettato appieno, come è accaduto con l'accesso particolare alla pensione per i non vedenti».

Più colpite le donne Difficile, per il momento stabilire quante persone saranno colpite da questa direttiva ma sicuramente saranno soprattutto le donne a farne le spese. «Le donne - spiega Sabbadini -, che non hanno potuto lavorare più di 15 anni per dedicarsi alla famiglia e ai figli saranno le più colpite. Il problema è che sono in molte a non saperlo, perché i media non ne hanno parlato e tocca a noi come Patronato comunicarglielo». «Speriamo che - continua l'esperto delle Acli -, dopo avere risolto il problema degli esodati, il Governo pensi anche a loro. Confidiamo nel fatto che c'è ancora un discreto margine di tempo per attivarsi perché la legge Monti ha spostato l'età pensionabile. Un paio di mesi fa la Commissione Lavoro della Camera l'ha presentata al direttore generale dell'Inps, il quale però ha risposto che il problema era conosciuto, ma non ha aggiunto altro».

Francesca Grassi

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