Piano Ubi, la carica degli 800
«Sciopero se non si dialoga»

«Bergamo si conferma città dei mille», è la battuta di un sindacalista al termine dell'affollata assemblea di lunedì mattina 22 ottobre dei lavoratori delle sedi cittadine di Ubi Banca, la prima di una lunga serie che si concluderà entro un mese.

«Bergamo si conferma città dei mille», è la battuta di un sindacalista al termine dell'affollata assemblea di lunedì mattina 22 ottobre dei lavoratori delle sedi cittadine di Ubi Banca (se non proprio mille, erano almeno 800-900), la prima di una lunga serie che si concluderà entro un mese.

La sala Oggioni del Centro congressi «Giovanni XXIII» non è riuscita a contenerli tutti: un segnale della grande preoccupazione (ma anche dell'irritazione) dei bancari Ubi dopo la chiusura, con un nulla di fatto, del periodo utile per trovare un accordo sul piano di ristrutturazione che prevede un risparmio sui costi del personale di 115 milioni, equivalenti a 1.578 esuberi.

È stato Paolo Citterio della Fabi - sul palco anche Attilio Granelli, Beppe Villa e Paolo Testa (Fabi), Gianmaria Cravero e Andrea Battistini (Fiba-Cisl), Maurizio Testa (Fisac-Cgil), Flaviano Martini (Uilca-Uil), Luigi Pellegrini (Dircredito) - ad illustrare ai dipendenti Ubi lo stato dell'arte. La banca intende arrivare agli oltre 1.500 esuberi prepensionando gli 800 che entro il 1° gennaio 2018 hanno diritto alla pensione e introducendo il part-time obbligatorio per altri 2.500 (corrispondenti a 700 esuberi).

«La banca - ha detto Citterio - vuol raggiungere questo obiettivo attaccando gli istituti sindacali, con deroghe al contratto nazionale e la disdetta degli accordi aziendali, ma anche intaccando i buoni pasto, il premio fedeltà, l'indennità di mobilità, l'inquadramento, gli automatismi di grado, le indennità chilometriche».

«Abbiamo cercato di dialogare con la banca - ha aggiunto il sindacalista - puntando sulla volontarietà dei prepensionamenti, dei part-time e dell'aspettativa, sulla riduzione dell'orario di lavoro utilizzando il Fondo di solidarietà, sul ridimensionamento degli straordinari. Tutte cose che farebbero risparmiare, ma l'azienda si è fissata sull'obbligatorietà e sull'attacco ai contratti aziendali».

Abbastanza allineate le voci dei lavoratori: chi ha criticato gli sperperi nelle consulenze, chi «le promozioni ai soliti noti», chi le esternalizzazioni, chi ha proposto «non uno ma 15 giorni di sciopero», chi ha auspicato lo stop agli straordinari, chi ha invitato tutti ad iscriversi al libro soci per contare nella prossima assemblea della banca.

Sindacati e lavoratori ora attendono un segnale da parte dei vertici di Ubi Banca. Si teme la disdetta dei contratti aziendali ma non si esclude una ripresa del dialogo. Quanto allo sciopero, per ora è in stand-by. Per passare dalla proclamazione all'effettuazione, del resto, ci vogliono 25 giorni.

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