Arredamento, comparto in crisi
Una proposta per salvare il settore

È un settore in difficoltà quello dei negozi di arredamento della provincia di Bergamo. Dal 2011 il comparto ha registrato un calo negli affari del 20%. La proposta di Federmobili è quella di includere gli arredi fra le opere di ristrutturazione.

È un settore in forte difficoltà quello dei negozi di arredamento della provincia di Bergamo. Dal 2011 il comparto ha registrato un calo del volumi d'affari del 20% e una relativa diminuzione di fatturato. Nonostante questo, e sorprendentemente, secondo Ascom che ha effettuato uno studio a tal proposito, il settore continua a tenere, soprattutto sul fronte del numero di attività, dato in controtendenza rispetto alle altre province.

Oggi in provincia di Bergamo si contano 420 negozi di arredamento, di cui 62 in città. Dopo un calo consistente tra il 2007 e il 2010, che ha registrato una diminuzione del 12,8% delle attività (20,6% in città), il comparto negli ultimi tre anni non solo si è mantenuto stabile ma ha evidenziato un aumento dell' 1,6% dei negozi in città.

I motivi di questa tenuta sono da ritrovare sostanzialmente nel fatto che le aziende sono in gran parte a conduzione familiare, hanno immobili di proprietà e gli imprenditori sono disposti a «lottare con i denti» prima di chiudere l'attività mentre le chiusure sono dovute in particolare a due fattori: ricambio generazionale e affitti troppo cari.

La caduta dei redditi reali delle famiglie che perdura dal 2009 e il blocco dei mutui hanno inciso pesantemente sull'indotto casa, causando un rinvio degli acquisti a data da destinarsi. Il 2012 è stato caratterizzato da un peggioramento dei consumi causato dal crollo del mercato nazionale. Nella nostra provincia i consumi sono diminuiti e ciò che è sostanzialmente calato non è il numero delle vendite ma dell'importo della spese con conseguente calo di fatturato.

La situazione drammatica vede alcuni comparti un po' più vivaci di altri: la vendite di cucine, non per le giovani coppie ma per famiglie che dopo 20-30 anni decidono di cambiare parte dell'arredamento, e le camerette per i bambini, il cui costo è sostenuto anche con il contributo dei nonni. Questa difficile situazione ha portato ad una diminuzione di posti di lavoro.

Una delle preoccupazioni che colpisce il settore, in particolare, è l'applicazione della nuova tassa sui rifiuti: la Tares. La nuova normativa prevede l'applicazione dell'imposta anche sulla base dei metri quadrati dell'immobile in cui si svolge l'attività senza tenere conto dell'effettiva produzione di rifiuti. Oggi i negozi di arredamento riciclano circa il 95% dei rifiuti prodotti (plastica, cartone, polistirolo), per cui grazie ad accordi con i singoli comuni di appartenenza godono di sgravi sulla tassa. L'introduzione della nuova imposta, invece, se tarata sul totale dei metri quadrati di esposizione potrebbe essere triplicata. Sicuramente tutt'altro che un toccasana per la situazione attuale.

Il 2013, infine, appare un anno di ulteriore difficoltà, tenuto conto della recessione in atto in Italia e in molti paesi Ue e delle previsioni riformulate al ribasso per tutta l'eurozona. Sarà solamente nella prima metà del 2014 che il sistema potrà contare sulla possibilità di raccogliere i primi effetti di un'eventuale miglioramento atteso per la seconda metà del 2013 per l'economia italiana.

La proposta che Federmobili, insieme a tutta la filiera dell'arredolegno rilancia al Governo è quella di includere gli arredi fra le opere di ristrutturazione ammesse alla detrazione del 50%. L'estensione della detrazione Irpef del 50% agli arredi destinati alle abitazioni oggetto di interventi di ristrutturazione può garantire una ripresa dei consumi in uno dei settori vitali del Made in Italy salvando decine di migliaia di posti lavoro.Si stima che tale misura sia in grado di generare un incremento dei consumi nazionali d'arredamento del 20% (circa 1,2 miliardi di euro) consentendo un recupero del crollo registrato dal 2007 ad oggi ed offrendo così un po' di ossigeno dopo 5 anni durissimi.

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